Teramo 3.0: «Il presidente del Ruzzo dovrebbe dimettersi»

TERAMO – Non era opportuno coinvolgere nell’amministrazione del Ruzzo chi aveva avuto un ruolo nel disastro della Tercas. Molti lo avevano pensato all’indomani della nomina, "Teramo 3.0" lo denuncia oggi, chiedendo l’oppportunità, «In via precauzionale e a tutela della dignità e della professionalità del manager», delle dimissioni da parte di Antonio Forlini dalla carica di presidente del Cda della Ruzzo Reti spa. L’eco profonda, rumorosa, del crac dell’Istituto che fu il fiore all’occhiello dei teramani, passsato in due anni tra le forche caudine del commissariamento e l’arresto del suo direttore generale, impone una riflessione sulla gestione economico-finanziaria anche della Ruzzo Reti, nel momento in cui uno dei componenti dell’ex Cda messo sotto accusa viene chiamato a un alto ruolo di responsabilità. "Teramo 3.0" non le manda a dire e non chiede solo esplicitamente le dimissioni di Forlini ma anche che si abbia il coraggio dell’apertura di un’azione di responsbilità nei confronti degli ex amministratorei della società consortile dell’acqua reponsabile del deficit in cui versa oggi l’Ente (con perdite che fiorano i 100 milioni di euro). L’Associazione che fa capo a Christian Francia, Mauro Baiocco ed Enrico Melozzi, descrive con numeri e fatti il percorso che ha portato i’attuale presidente Forlini alla poltrona più alta del Ruzzo: «Esprimiamo viva preoccupazione per il fatto che la politica abbia espresso, come Presidente di una società per azioni totalmente pubblica quale è il Ruzzo, un professionista che abbia dato prova di sé in una società per azioni privata ma a rilevanza pubblica come la Tercas, con gli esiti che già conosciamo sotto l’aspetto gestionale, e che sono tutti da scrivere sotto l’aspetto giudiziario». Il riferimento è al coinvolgimento di Forlini nelle sanzioni che Bankitalia ha irrogato al management Tercas di allora, la cui gestione ha portato al commissariamento: il dirigente è stato infatti multato con una somma di 90mila euro. «Chi garantisce che il nuovo presidente del Ruzzo – prosegue "Teramo 3.0" – sia affidabile e non incappi in pesanti condanne penali? Chi affiderebbe ad un uomo che ha ricevuto consimili sanzioni per l’esercizio di attività societarie il ruolo delicatissimo di risanare la moribonda società pubblica Ruzzo Sps? Noi certamente no, ma la politica ovviamente sì». “Teramo 3.0" addebita anche al presidente Ruzzo di non aver preso l’iniziativa «di promuovere un’azione di responsabilità contro gli amministratori uscenti e precedenti del Ruzzo per la evidente cattiva gestione (che Forlini stesso non può disconoscere), e l’azione di responsabilità di cui all’aricolo 2393 del codice civile dovrebbe essere promossa su precisa deliberazione assembleare entro 5 anni dalla cessazione delle cariche, con il voto di soci che rappresentino almeno un quinto del capitale sociale». Ma al Ruzzo, concludono quelli di "Teramo 3.0", non si trova nemmeno un «20% di soci (i soci sono i Comuni della provincia di Teramo) che trovi opportuno cercare ed attribuire le responsabilità delle gestioni che si sono succedute».