"Battesimo di fuoco" per le new entry in Consiglio, Nardi e Ciccocelli

TERAMO – Battesimo di fuoco per le new entry in Consiglio comunale. Chi si aspettava una semplice presa d’atto delle dimissioni di Giovanni Cavallari (Pd) e di Mauro Di Dalmazio (Al centro per Teramo) si sbagliava e il Question time di oggi pomeriggio ne è stata la dimostrazione: il punto all’ordine del giorno, ossia l’entrata tra gli scranni del Consiglio di Giuliano Ciccocelli e Bernardo Nardi ha creato una bagarre in aula. Il primo ad accendere la discussione è statop il capogruppo di Futuro In Franco Fracassa che ha posto l’accento sulle dimissioni di Cavallari, sottolineando che si trattava del candidato designato dal Pd per la corsa alla poltrona di sindaco e chiedendo il perché di tale decisione. Il centrosinistra non ha gradito questo intervento, che ha di fatto acceso la polemica incrociata, tanto che Fracassa, infastidito, ha parlato di “faide interne al Pd”che avrebbero costretto Cavallari a questa scelta. Siriano Cordoni (Idv) ha risposto ricordando, tra le altre cose, le motivazioni personali e famigliari addotte da Cavallari, anche se non in maniera ufficiale, visto che nella sua comunicazione scritta Cavallari non fa cenno a nessun motivo nello specifico. «Non accettiamo che venga utilizzato questo episodio come strumentalizzazione politica – ha affermato Gianguido D’Alberto (Pd) – noi non abbiamo mai commentato quando sono nati nuovi gruppi consiliari in seno al centrodestra o quando ci sono stati dei passaggi di consiglieri, perché si tratta di fatti meramente politici. Adesso invece si stanno mettendo insieme due questioni diverse, il fatto che Cavallari abbia detto no alla proposta di candidatura e il fato che babia deciso di dimettersi da consigliere comunale. Il lavoro svolto da Cavallari finora all’interno del Consiglio comunale, in termini anche di controllo dell’operato dell’amministrazione, non andrà certo perso e rappresenta per noi un patrimonio importante». Paolo Albi ha invece puntato l’attenzione sul caso Di Dalmazio, ricordando che esiste una legge del 2010 che non permette di cumulare incarichi politici retribuiti (nel caso di Di Dalmazio si tratta del ruolo di consigliere comunale e assessore regionale), annunciando anche un ricorso alla Corte dei Conti. In ogni caso il presidente del consiglio Puglia ha precisato che Di Dalmazio ha da subito rinunciato al gettone di presenza. Polemico anche Sandro Santacroce (Prc) che ha ricordato a Fracassa i “passaggi” politici del suo referente (Paolo Gatti) e ha stigmatizzato la “mancanza di trasparenza” sulle reali motivazioni delle dimissioni di Di Dalmazio.