L'addio, tra tante assenze, all'industriale Malavolta

BELLANTE – Un addio mesto, silenzioso, con pochi intimi e tante assenze, quello ad Aristide Romano Malavolta questa mattina nella chiesa madre di Bellante Paese. C’erano l’ex sindaco Angelo Sperandio, il presidente della Banca dell’Adriatico, Giandomenico Di Sante che Malavolta ebbe nel consiglio di amministrazione della prima ‘Popolare’, c’era il direttore della Confindustria, Di Giovannantonio, c’erano l’assessore alle politiche sociali di Teramo, Giorgio D’Ignazio, e quello di Bellante, Ennio Chiavetta, l’ex assessore provinciale Franco Di Ferdinando e a rappresentare lo sport, il ‘suo’ Teramo calcio, la cui bandiera ha avvolto il feretro,l’ex dirigente accompagnatore Enzo Montani, il segretario Pino Maselli e un allenatore dei tempi d’oro, Ettore Donati. Chi ha affollato la piccol chiesa, invece, è stata la gente comune, molti ex collaboratori, tanti dipendenti, gli amici di sempre del figlio Andrea, che ha mantenuto il suo contatto con le radici della famiglia Malavolta, quella Bellante da cui papà Aristide partì verso la capitale per fare  fortuna. C’erano i figli, Mario, Rita e Andrea, con le famiglie, a sostenere la moglie Amabilia, provati dalla scomparsa del capostipite che tanto ha segnato nella vita del territorio teramano. Molte le assenze, notate dai più, ma questo appartiene alla storia, purtroppo nota, di questa provincia. La salma, dopo la benedizione, è stata tumulata nel cimitero di Bellante.