"L'arte si riprende la città", gli artisti occupano l'ex Oviesse / FOTO

TERAMO – “L’arte si riprende la città”: con questo slogan un gruppo di ragazzi e artisti, capitanati dal musicista teramano Enrico Melozzi, dell’associazione Teramo 3.0, ha occupato da questa mattina alle 8 i locali dell’ex Oviesse, sotto al Teatro comunale, in corso San Giorgio. Ha esposto uno striscione sulla “liberazione” di uno spazio che dovrebbe essere dedicato all’arte. «Noi riteniamo – si legge in una nota diffusa dagli occupanti – che la cultura sia una delle risorse principali del nostro Paese. Un bene comune inalienabile che deve essere sottratto a improvvisati manager privati e dirigenti statali e riconsegnato al suo valore collettivo. Un patrimonio pubblico che deve tornare nelle mani attive della cittadinanza. Teramo non ha bisogno di un altro teatro. È sufficiente che gli oltre 2.000 metri quadrati del Teatro Comunale ora adibiti ad attività commerciale tornino a essere spazi funzionali per l’attività teatrale: sartorie, laboratori scenotecnici, magazzini, camerini, sale prova, sale studio, biblioteca e tutto ciò che occorre per strutturare una nuova e moderna realtà culturale». Teramo ha bisogno di un teatro di produzione – sostengono i giovani artisti -, non di un Teatro di ri-produzione. Un teatro che sia un laboratorio, un’officina, un luogo di sperimentazione e creazione. Un teatro che valorizzi le realtà artistiche presenti nel territorio e che dia vita a una formazione qualificata e costante nel tempo per professionisti dello spettacolo, liberi cittadini e scuole. Un teatro sempre aperto che sia luogo d’incontro e di scambio. Teramo ha bisogno che la cittadinanza riscopra la bellezza, torni a vivere – e far rivivere – la propria città.  Per tutto questo le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della conoscenza, gli studenti e i cittadini di Teramo hanno deciso di riappropriarsi degli spazi dell’ex Standa per re-immaginarli, per farli diventare luoghi di scambio culturale, di condivisione e di pratiche politiche. Intorno a questo spazio liberato nasce la nuova Agorà di Teramo».

Parlando da dietro la saracinesca abbassata, vogliono lì il sindaco. La polizia media.
Sul posto sono intervenuti gli agenti della Digos e della Polizia municipale. I manifestanti parlano alla gente da dietro la saracinesca abbassata dell’ex Standa, incitando la folla a prendere posizione contro la scarsa attenzione riservata alla cultura e alla questione nuovo teatro da parte dell’amministrazione comunale. Ma il loro intento è incontrare il sindaco Maurizio Brucchi, lì sul posto dell’occupazione e non a Palazzo di città come proposto dal primo cittadino stamattina al telefono con loro. Nel tardo pomeriggio hanno anche  oprganizzato un piccolo concerto dalle vetrine dell’ex grande magazzino.  In almeno due occcasioni, sia il capo di gabinetto della questura, il dottor Mimmo De Carolis, che il dirigente delle volanti, dottoressa D’Anastasio, hanno cercato la mediazione chiedendo di interompere l’occupazione ma senza successo. In realtà gli occupanti sostengono di voler restare lì fino al prossimo 23 gennaio, giorno in cui in Comune dovrebbero essere aperte le buste delle partecipazioni alla gara d’appalto per la locazione (per i prossimi tre anni con due di eventuale prolungamento) dei locali ex Oviesse.

Muro contro muro con il sindaco che replica: «E’ campagna elettorale, non c’entra la cultura».
«Sono molto preoccupato – ha risposto il sindaco Brucchi attraverso una nota diffusa nel pomeriggio – per i futuri posti di lavoro, per il commercio teramano, per l’economia cittadina, per le casse comunali. La Cultura, con l’occupazione di un locale commerciale – ripeto, un locale commerciale – non ha nulla a che vedere. Va bene il dialogo, se è costruttivo e se aiuta a comprendere e risolvere le problematiche, ma nel rispetto di ruoli e prerogative. Prendo atto, però, vista la presenza di personaggi politici regionali e locali e di presunti candidati Sindaco, che non si tratta di protesta per la Cultura ma di campagna elettorale. Noi andiamo avanti per la nostra strada; sappiamo molto bene dove e come dare a Teramo un nuovo o un rinnovato Teatro; sappiamo bene cosa fare dell’area del vecchio stadio; abbiamo la nostra idea della Teramo del futuro e il 14 Febbraio, a 100 giorni dal voto, la diremo alla città». Il sindaco ha concluso dicendo di aver dato «la disponibilità ad ascoltare le loro istanze, nell’unico luogo a ciò deputato: la casa comunale. Nessuno si è presentato».

La solidarietà e le passerelle politiche.
Nel suo intervento Brucchi fa riferimento alle solidarietà incassate dai manifestanti da un consigliere d’opposizione e di altri esponenti politici che hanno colto la protesta come una occasione per la loro ‘passerella politica’. Su tutti il consiglire regionale Carlo Costantini, co-fondatore del Movimento 139, vicino all’Associazione Teramo 3.0 e sostenitore del candidato sindaco dei Movimenti civici, Gianluca Pomante (anche lui questa mattina si è affacciato sul luogo della protesta per salutare il gruppo di giovani artisti). Costantini ha fatto una fugace apparizione, sorprendendo tutti per la sua presenza a Teramo, dove non tornava da mesi, per salutare gli artisti e rilasciare una intervista a una emittente locale. Il consigliere comunale di minoranza Paolo Albi, invece, così ha voluto testimoniare la sua vicinanza in un messaggio a Melozzi. "Enrico sono a Roma e ho saputo della vostra iniziativa. Vorrei esprimere solidarietà ad augurarvi e augurarci che la vostra azione possa servire finalmente a riaprire in questa povera città un civile, serio e fecondo dibattito su una degna politica per la cultura che sia di livello consono alle nostre nobili tradizioni. Un abbraccio"

Probabile una denuncia penale per invasione di edificio.
Da quanto si è appreso è concreto il rischio che i manifestanti possano essere denunciati per "invasione di edificio" che scatta d’ufficio, senza cioè la necessità di una querela di parte, in caso di un numero maggiore di occupanti. Dunque a prescindere dal Comune, titolare dell’immobile, gli occupanti avrebbero commesso il reato previsto e punito dall’articolo 633 del codice penale.