Corte dei Conti: «Legittima l'indignazione dei cittadini sugli scandali della Regione»

TERAMO – In Abruzzo e nel "cratere" sismico aquilano c’è un "verosimile rischio di infiltrazioni mafiose" in particolare nell’ambito della ricostruzione post-sisma. È uno dei passaggi più significativi della relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti, Fausta Di Grazia, nel corso della cerimonia di inaugurazione del nuovo anno giudiziario della sezione giurisdizionale per la Regione Abruzzo. Le inchieste giudiziarie che coinvolgono enti pubblici come la Regione Abruzzo o il Comune dell’Aquila "suscitano legittima indignazione dei cittadini, già fortemente provati dai noti eventi luttuosi del 2009". Così il procuratore regionale della Corte dei conti, Fausta Di Grazia, in un passaggio della sua relazione. Per il giudice contabile "scuote l’opinione pubblica lo scandalo che riguarda le spese addebitate a vario titolo alla Regione Abruzzo dai suoi amministratori", l’indagine nota come "Rimborsopoli" che ha portato a 25 indagati tra i presidenti di Giunta e Consiglio, Gianni Chiodi e Nazario Pagano, assessori e consiglieri regionali. Inoltre, "si profila l’ipotesi di tangenti che coinvolgono il Comune dell’Aquila su appalti legati alla ricostruzione e, in particolare, a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati", l’inchiesta "Do ut des" con 4 arresti ai domiciliari che ha portato alle dimissioni da sindaco (poi rientrate) di Massimo Cialente, non indagato, e da vice sindaco di Roberto Riga, indagato, poi sostituito dall’ex procuratore Nicola Trifuoggi. Per la Di Grazia, "fermo restando che i processi non si fanno sui giornali e nelle inchieste televisive, ma che spetta alla magistratura l’accertamento dei fatti e delle relative responsabilità, mi preme ricordare che il sistema corruttivo da sempre è stato portato all’attenzione di questa Corte dei conti".

I debiti fuori bilancio fattispecie più numerose
"Attualmente sono aperti presso la procura regionale della Corte dei conti 2.515 fascicoli e risultano emesse nell’anno che si è appena concluso 39 citazioni in giudizio, con richieste di condanna per 30,6 milioni di euro". Lo ha affermato il procuratore regionale della sezione abruzzese della magistratura contabile, Fausta Di Grazia. "Fra le più numerose fattispecie – ha aggiunto – si possono indicare i debiti fuori bilancio, spesso conseguenti a somme corrisposte per risarcimenti a terzi, ingiustamente lesi in anni precedenti". Secondo il procuratore, "il fenomeno è sintomatico di un elevato debito sommerso degli enti locali e di una cattiva gestione che distoglie risorse per investimenti e servizi utili alla collettività". Rispetto agli anni precedenti si registra un numero molto più elevato di istruttorie pendenti: erano 1.779 nel 2012 e 1.494 nel 2011. Tra le altre fattispecie citate da Di Grazia, gli sprechi nella sanità e nella formazione professionale, le consulenze esterne rinnovate nel tempo ma che non avevano ragione d’essere, lavori pubblici mal progettati ed eseguiti, gli episodi di peculato, la sottrazione di somme alla pubblica amministrazione per uso personale da parte di dipendenti e amministratori.