Dismissione Polfer e Polizia postale, Mastromauro lancia la rivolta dei sindaci

GIULIANOVA – L’allarme lo lancia il sindaco di Giulianova, Francesco Mastromauro, difendendo il suo ‘avamposto’ di polizia nella stazione di Giulianova, sperando che anche altre forze politiche, in uno slancio bi-partisan, possano fare altrettanto. E conia lo slogan "Difendiamo chi ci difende". Il riferimento è al concreto rischio che, in termini di spending review, Giulianova e Teramo possano perdere i presidi della Polizia ferroviaria e della Polizia postale. Quest’ultima in particolare, costituisce nucleo di grande attività investigativa e fulcro della prevenzione e repressione dei reati – in particolar modo nel campo della pedopornografia ma anche delle truffe telematiche -.  Il piano del Viminale, annuncia Mastromauro, prevede la chiusura di centinaia di sei della Polizia di Stato in tutta Italia, con un «colpo di forbice su commissariati, distaccamenti di Polstrada, posti di Polfer, squadre nautiche nonchè sezioni della Polpost e della polizia doganale», per puntare a un risparmio di 600 milioni di euro. «Aggiungendo le 267 caserme dei carabinieri che pure si prevede di sopprimere – continua il sindaco di giulianova – si taglieranno le unghie alle forze dell’ordine che dal 2011 ad oggi hanno pure dovuto subire tagli alle loro buste paga per 1,8 miliardi di euro». Per l’Abruzzo, e limitatamente alla Polizia di Stato, si prevede la chiusura dei distaccamenti Polizia stradale di Penne, di Castel di Sangro, dell’Ufficio di Frontiera marittima ed aerea e della squadra nautica di Pescara, delle sezioni Polizia postale di Teramo e Chieti nonché dei posti di Polizia ferroviaria di Sulmona, di Ortona, di Vasto e di Giulianova, risparmiandosi momentaneamente il posto Polfer dell’Aquila perché città colpita dal terremoto. «Ma le tre S – dice Mastromauro – cioè Sicurezza, Sanità e Scuola, non possono e non debbono essere sacrificate, perché si disosserebbe l’Italia, già martoriata. Oltretutto, ed è il caso della Polizia ferroviaria, i costi sono pressoché nulli perché le caserme vengono messe a disposizione dalle Ferrovie dello Stato. Quindi le soppressioni di molti presidi non sono giustificate da esigenze economiche. Credo che a questo punto sia  necessario che tutti i sindaci abruzzesi coinvolti nel piano di ridimensionamento del Viminale facciano fronte comune per scongiurare i tagli: per questo, oltre ad un incontro già calendarizzato con una rappresentanza sindacale della polizia, chiederò al prefetto di Teramo un confronto sulla questione, magari insieme con il mio collega di Teramo, Maurizio Brucchi, ed è mia intenzione mobilitare gli altri sindaci tramite l’Anci regionale, in modo che il nostro siano un “no” corale all’ammaina-bandiera stabilito dal Viminale sulle politiche della sicurezza».