"Ammalò di testa", domani la presentazione del libro sull'ex manicomio

TERAMO – Un significativo pezzo di storia italiana, custodita nelle spesse mura di un manicomio. La storia è quella raccontata da Annacarla Valeriano, ricercatrice di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Teramo, nel suo libro “Ammalò di testa, Storie dal manicomio di Teramo 1880-1931 (Introduzione di Guido Crainz, Donzelli, pagg. 260, euro 26) nel quale scandaglia quel territorio di dolore conservato nelle cartelle cliniche di uno dei più grandi manicomi del Centro-Sud: quello teramano. Il libro sarà presentato a Teramo dall’autrice, domani alle 17, nella Corte interna della Biblioteca Melchiorre Delfico. Ne discuteranno Guido Crainz, Università di Teramo, Filippo Maria Ferro, Università di Chieti, Francesco Saverio Moschetta, Medico-Psichiatra. Introdurrà Luigi Ponziani, Direttore della Biblioteca Delfico e presiederà Luciano D’Amico, Rettore dell’Università di Teramo. Migliaia di storie dimenticate vengono raccontate offrendo uno spaccato storico della società italiana tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo. Le sofferenze dell’emigrazione, la leva obbligatoria e la Guerra, l’accanimento contro un mondo femminile popolato, secondo la psichiatria dell’epoca, da “isteriche” . Da questa storia filtra, attraverso le mura di un’istituzione totale, anche il trauma della Guerra; duecentosessanta furono i militari accolti nel manicomio di Teramo, nuove e sconosciute patologie con cui la medicina fu costretta a misurarsi, spesso riconducendole «in un terreno costituzionalmente predisposto», senza capire l’importanza dell’emozione scatenante. “Ma il manicomio – si legge nella prefazione – rappresentò anche, per l’Abruzzo, una straordinaria opportunità economica, trasformandosi nella più importante azienda del territorio. La «poliedricità» della struttura teramana emerge soprattutto quando ci si sofferma su ciò che si staglia alle spalle degli internamenti: i traumi e i cambiamenti tumultuosi che hanno percorso la società si traducono spesso in forme di alienazione mentale che il manicomio ha finito per amplificare”.