Malata di Sla "imprigionata" in casa, giovedì sit in all'Ater

TERAMO – Un sit in davanti all’Ater di Teramo, “seduti come s’è seduta la politica e con lei i colletti bianchi”. E’ l’ultima protesta annunciata dal blogger Giancarlo Falconi insieme al comitato “Ora basta” per il caso di Liliana, la donna malata di Sla (Sclerosi Laterale Amiotrofica) imprigionata nella sua casa al terzo piano di una palazzina a Colleatterato, via Giovanni XXIII, per la mancanza di un ascensore. La manifestazione partirà giovedì in mattinata e “proseguirà fino a quando l’Ater e la Regione non ci daranno risposte – spiega Falconi – vogliamo sapere perché e dove si è bloccata la pratica per l’abbattimento delle barriere architettoniche finanziata con 200mila euro dalla Giunta regionale”.

IL CASO – Liliana Serafini, 64 anni, è ammalata di Sla dal 2011. A febbraio di quest’anno le sue condizioni sono peggiorate e ora la donna sopravvive grazie ad un respiratore e ad un tubo per l’alimentazione. Ad assisterla, 24 ore su 24, il marito Tonino aiutato dai tre figli maschi e da tre infermieri della Asl. “E’ imprigionata in casa senza aver commesso alcun reato”, urla con rabbia il marito ai giornalisti convocati questa mattina dentro la casa dove ogni giorno condivide il dramma e il dolore della malattia della moglie. “Liliana non cammina più da mesi – continua Tonino – ma con una carrozzina potrebbe uscire ogni tanto se ci fosse un ascensore per portarla giù”. A marzo, insieme al blogger Falconi e all’infermiere Sergio D’Ascenzo, Tonino aveva iniziato lo sciopero della fame in segno di protesta. Sciopero sospeso dopo tre giorni in seguito all’impegno preso dallo stesso governatore Chiodi per la risoluzione del caso. E in effetti la Giunta regionale aveva stanziato un finanziamento da 200mila euro per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Poi però la pratica s’è bloccata negli uffici tecnici e non è arrivata in Consiglio per il via libera definitivo. “La politica sta dimostrando la sua spaventosa insensibilità – è il grido di dolore dell’uomo – in questo palazzo ci sono altri due invalidi, uno al 100% e uno al 75%, non possiamo essere abbandonati così. C’è una legge sulle barriere architettoniche che va rispettata, se l’Ater non ha i soldi deve chiederli”. In attesa che qualcuno ascolti il suo appello, Tonino ha deciso di rivolgersi anche al procuratore della Repubblica, al prefetto e al Vescovo. Giovedì mattina intanto, sarà davanti la sede dell’Ater di via Roma insieme a Falconi e agli altri cittadini del comitato "Ora basta" per difendere i diritti e la dignità di Liliana.