Complesse le operazioni di recupero del peschereccio affondato in porto

GIULIANOVA – E’ più difficile del previsto il recupero del peschereccio di 14 metri e 69 tonnellate di stazza, affondato nel porto di Giulianova. La difficoltà del recupero, oltre che dal peso, è dovuto alla complessità dell’intervento di posa sott’acqua dei grossi cavi che tre gru dovrebbero agganciare per poi sollevare l’imbarcazione. Un primo intervento da parte dei sommozzatori dei vigili del fuoco ieri non è stato risolutivo e servono attrezzature più specifiche per organizzare il sollevamento. Nel pomeriggio è atteso il personale di una ditta specializzata. Intanto il porto giuliese è mobilitato da questo fuori programma. Il Santa Barbara, ormeggiato al molo nord, è peschereccio di proprietà dell’armatore pugliese Dell’Oglio che nel 2007 perse il figlio, Giovanni, a seguito di un violento urto della stessa imbarcazione contro gli scogli del porto di San Benedetto a causa del mare grosso. Le operazioni di recupero sono coordinate dal personale della capitaneria di porto di Giulianova agli ordini del comandante Sandro Pezzuto, che stanno indagando anche per stabilire le cause che hanno fatto affondare il peschereccio: non si esclude infatti che possa esserci stato anche un errore umano. Lavorano a parte e per di più gratuitamente gli uomini del rimorchiatore Monterosa che hanno permesso, con il loro lavoro, che la macchia di gasolio non si espandesse per tutto lo specchio acqueo portuale ed hanno così permesso alle altre imbarcazioni di uscire tranquillamente questa mattina per la pesca. Al lavoro ben tre gru, una dei vigili del fUoco e le altre due della ditta Cretone. Diventano sempre più ingenti i danni  per la permanenza del Santa Barbara in acqua, danno che al momento ammonterebbero già a circa 30.000 euro e se non si fa presto a riportare lo scafo a galla sarà dura rimetterlo in sesto.