M5S, i 'dissidenti': «Con Cardelli via anche gli altri»

TERAMO – Non si è fatta attendere la replica della porzione di ‘dissidenti’ all’interno del Movimento 5 Stelle di Teramo dopo l’esternazione di Paola Cardelli, dimessasi dal Movimento ma non dal ruolo di consigliere comunale, passando al gruppo misto. Portavoce della replica, come di consueto, è Claudio Della Figliola che dice di non aver avuto dubbi di quella che definisce una «truffa politica», «un centinaio di voti e pochi mesi di consiglio comunale per capire di essere completamente fuori luogo. Ne prediamo atto sottoscrivendo di nuovo tutte le nostre motivazioni che ci portarono a sfiduciarla diversi mesi fa». Ma Della Figliola chiede che le dimissioni anche di Giacinto Palmarini, organizer del Meetup del Movimento 5 Stelle di Teramo, «che sulle ali dell’entusiasmo, con un colpo di pessimo teatro, ha espulso oltre 20 attivisti rei (a suo modo di vedere le cose) di aver firmato la sfiducia a Paola Cardelli». Anche per Berardini, il capogruppo in consiglio, Della Figliola chiede stesso destino, per aver avallato «le scelte scellerate dell’ex consigliera e per aver abbandonato il suo gruppo storico senza chiarimento alcuno e rifiutando ogni dialogo ad oltranza, forse terrorizzato dai capricci della ex collega. Un uomo senza personalità. Un candidato sindaco che non è stato capace di mantenere compatto un gruppo attivo da anni a Teramo, preferendo affidarsi a pseudo strateghi dell’ultim’ora venuti dal nulla». I ‘dissidenti’ si soffermano anche sul contenuto delle parole di addio della consigliera Cardelli: «Avrebbe fatto meglio a scrivere due righe ammettendo che la sua è stata una presa in giro fin dal giorno in cui ha scelto democraticamente di candidarsi con il Movimento 5 Stelle solo per sfruttarne il simbolo. Ricordiamo alla miracolata delle urne che i voti non sono suoi ma del Movimento 5 Stelle e che siamo pronti a subissarla delle firme di quelli che lei definisce "suoi" elettori ma che la vogliono immediatamente fuori dal Comune. “Tutti a casa” era il nostro motto – conclude Della Figliola – contro la vecchia politica teramana; siamo purtroppo costretti ad usarlo anche contro i nostri ex rappresentanti in consiglio comunale».