Rimborsopoli, il procedimento si divide tra più procure

PESCARA – E’ una indagine-scandalo, adesso diventa una indagine-spezzatino. La Rimborsopoli abruzzese, piombata come un fulmine devastante in pieno allestimento pre-elettorale delle ultime regionali, dopo aver seminato gossip e scandali, adesso si divide in giro per la Penisola. L’ultimo atto di competenza della magistratura pescarese è stato infatti l’avviso di conclusione delle indagini, firmato dai pm Di Florio e Belleli, nei confronti del presidente emerito della regione, Gianni Chiodi, di quasi tutti i componenti della sua ex giunta e di tre quarti del vecchio consiglio regionale. Da adesso in poi, ognuno degli indagati si confronterà con le decisioni e le richieste di pubblici ministeri di altre procure italiane, investite dei casi dei presunti rimborsi indebiti dai ricorsi degli avvocati difensori, che hanno sollevato la competenza territoriale della magistratura del luogo dove sarebbe stato commesso il reato più grave. Ecco allora che l’ex governatore Chiodi attenderà una decisione della procura di Roma, come Luigi De Fanis e Paolo Gatti, mentre il fascicolo dell’ex presidente del Consiglio, Nazario Pagano, viaggerà fino a Rimini, quello di Mauro Febbo addirittura a Verona. Il conto di una camera d’albergo, di un ristorante, di un noleggio o di un acquisto, diventano materia, in molti casi singola, di un singolo caso giudiziario. A Pescara resta poca cosa, dall’avvio dell’indagine che tanto scalpore ebbe alle cifre di un presunto spreco di denaro pubblico: rimborsi indebiti per circa 80 mila euro per soggiorni in hotel a 5 stelle, per vini pagati con la carta di credito della Regione o per viaggi in business class. La cifra di più altra, tra quelle contestate, spetta all’ex presidente Chiodi, circa 24mila euro.