TERAMO – La Provincia ha messo attorno allo stesso tavolo la Consulta della caccia (all’interno della quale siedono tutte le associazioni, anche quelle ambientaliste e degli agricoltori) e i rappresentanti dei tre Ambiti territoriali di caccia per presentare la bozza del nuovo Piano per il contenimento del cinghiale. Un piano di durata quinquennale che “si pone due obiettivi” come spiegato dal consigliere provinciale delegato, Piergiorgo Possenti: “controllare la riproduzione e la presenza della specie soprattutto in quelle aree dove la sua presenza non è compatibile con gli elementi faunistici-ambientali e antropici; ridurre i danni all’agricoltura che dal 2010 hanno ripreso a crescere in maniera esponenziale”. Nel 2014 siamo arrivati a circa 350 mila euro di richieste di rimborso ma la Regione stanzia circa la metà della somma e negli ultimi anni, anche considerando il contributo economico messo in bilancio dalla Provincia ad integrazione, difficilmente si è riusciti a rimborsare più del 40%. I principali danni si verificano fra maggio e giugno e poi in autunno soprattutto alle colture di cereali ed è quindi in questi periodi che, sulla base delle indicazioni dell’Ispra e dei dati territoriali, bisognerebbe intervenire con un Piano di abbattimento. La bozza di Piano, presentata ai portatori di interesse, partendo da un’analisi che abbraccia dieci anni, stabilisce la quota di prelievo per ogni ambito territoriale; le modalità di contenimeto e i periodi. Dallo studio presentato dall’Ufficio Caccia e illustrato da Giovanni Castiglione si evince che nel periodo 2008/2009, quando furono effettuati abbattimenti massicci su tutto il territorio e nel periodo ideale (maggio/giugno) c’è stata una riduzione del danno del 44%. Dal 2010/2013, con abbattimenti discontinui su parte del territorio (2010-2012) in periodi non ottimali (2010-2012-2013-2014) il danno è aumentato del 61%. L’iter. Entro il 7 aprile potranno presentare le proprie osservazioni i portatori di interesse (associazioni venatorie, ambientaliste e agricole); entro il 10 aprile, invece, si aspettano le osservazioni degli Ambiti territoriali di caccia. Subito dopo il Consiglio dovrebbe approvare il Piano di abbattimento in maniera da riuscire a intervenire fra maggio e giugno. “Mi aspetto soluzioni e proposte concrete – ha chiosato il presidente Renzo Di Sabatino invitando tutti i presenti ad un giusto compromesso – sarebbe auspicabile licenziare un Piano ampiamente condiviso perché in questo modo sono maggiori le probabilità di successo rispetto agli obiettivi: riportare la presenza dei cinghiali sul territorio e i danni alle colture ad un livello fisiologico. Ma se questo non fosse possibile la politica non si tirerà indietro e farà comunque la sua scelta”.
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