Esclusivo: l'ex dg Tercas Di Matteo parla per la prima volta in tv dopo il crac / VIDEO

TERAMO – Non ha mai parlato dal giorno dell’arresto, il 18 dicembre 2013, ed erano e sono tutora tanti che vorrebbero sapere da lui cosa è veramente successo alla Tercas prima del terremoto che ha portato l’istituto di credito di corso San Giorgio sull’orlo del fallimento. L’ex direttore generale antonio Di Matteo lo ha fatto oggi, nel corso della rubrica Carta Canta del telegiornale di Teleponte. Ha accettato di rispondere alle domande di Giancarlo Falconi, blogger de I due punti, che cura la rubrica per l’emittente teramana. E quello che ha detto non mancherà di sollevare polemiche, semmai ce ne possano essere ancora sulla vicenda Tercas. In sostanza Di Matteo, che ha soddisfatto la curiosità di molti anche su cosa faccia attualmente («di professione faccio… l’imputato – ha detto -. preparo le carte e la documentazione per affrontare e difendermi nei processi»), ha dichiarato di essere «convinto della bontà e della collegialità delle scelte» e che saprà dimostrarlo. «Sono stato condannato il giorno dopo la mia uscita dalla banca – ha aggiunto al telefono Di Matteo -, ma la mia laurea in griurisprudenza non mi fa dimenticare un aspetto importante: che la magistratura cerca le prove, ma chi accerta i fatti sono i giudici». L’ex dg ritiene che «il commissariamento poteva e doveva essere evitato per non procurare tanti danni ai dipendenti e al territorio. Ma in chi poteva scongiurarlo – ha proseguito Di Matteo alle domande di Falconi – è prevalsa una valutazione di basso profilo e senza a benchè minima visione prospettica. Come dire: si sciolgono i cani verso la preda, ma poi quei cani non tornano indietro…». Alla domanda del perchè, Di Matteo ha risposto: «Se lo hanno fatto per imbecilità o perchè ispirati non saprei, ma sono sicuro che non sono imbecilli…». L’ex direttore generale – che ha trascorso in cella una decina di giorni per poi essere strasferito ai domiciliari ad Avezzano – ha anche reso noto che il suo coinvolgimento nell’inchiesta sull’approriazione indebita di circa 31 milioni alla Banca Popolare di Spoleto assieme ad un’altra trentina di indagati, sta finendo con una richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma che ha indagato.