No allo smantellamento del cinema dal Comunale. Teramo 3.0: "Deve restare in centro"

TERAMO – «Il centro storico non deve privarsi del cinema comunale, per quale motivo l’attività cinematografica dovrebbe svolgersi solo in un’unica struttura decentrata, nonostante Teramo sia capoluogo di provincia e sede di manifestazioni e festival cinematografici internazionali?». E’ il quesito posto in una nota dall’associazione Teramo 3.0, particolarmente attenta alle sorti dei locali dell’ex Oviesse, dopo che Teleponte e Il Centro hanno rivelato nei giorni scorsi l’esistenza del progetto di un nuovissimo Multisala al posto di quello esistente. Un’ipotesi, quella portata avanti dalla famiglia Spinozzi titolare dello Smeraldo, che porterebbe il Comune a ripensare l’uso di quegli spazi. Nel nuovo bando per il rinnovo dell’affidamento i locali verrebbero destinati esclusivamente per attività teatrali A fine giugno scade infatti la concessione, ma Teramo 3.0 giudica lesiva l’ipotesi, confermata anche dal sindaco Brucchi, di dismettere il cinema. «E’ facilmente intuibile sotto il profilo economico» spiega l’esponente dell’associazione Mauro Baiocco “che il grosso del fatturato prodotto dal Comunale sia relativo alla gestione quotidiana del cinema, in quanto le attività teatrali si riducono ad otto spettacoli annuali relativi alla Stagione di prosa della Riccitelli e a poche altre decine di manifestazioni di vario genere». La scelta di eliminare la funzione cinematografica, secondo Baiocco, si traduce in un vantaggio per la ditta Spinozzi che diverrebbe monopolista dei cinema cittadini, oltre che in una scelta lesiva sia per le casse del Comune che per l’ appetibilità del bando stesso ai soggetti che volessero candidarsi alla gestione futura dei locali del cineteatro. Così all’imminenza della scadenza Teramo 3.0 avanza la sua proposta e invita l’amministrazione comunale di valutare di farsi carico di una gestione diretta del cineteatro. «In questo modo si avrebbero utili per le casse comunali da poter reinvestire nel settore culturale privo di disponibilità economiche e si darebbe un impiego ad alcune unità per la gestione della struttura».