"Dama Bianca", i fratelli albanesi negano: «La gang non esiste»

TERAMO – Hanno negato ogni coinvolgimento nell’organizzazione che secondo le accuse della Direziona distrettuale antimafia dell’Aquila importava e distribuiva cocaina e marijuana a Teramo e Pescara, i fratelli albanesi Arjan, 28 anni, e David Gjini (23), in cella dalla scorsa settimana nell’ambito dell’inchiesta "Dama Bianca". Entrambi hanno fatto ammissioni soltanto su alcune contestazioni marginali del ponderoso capo di incolpazione notificato dagli agenti della squadra mobile di Teramo e della Finanza dell’Aquila. In particolare, i fratelli hanno respinto le pesanti contestazioni di aver costituito un’associazione a delinquere con il romeno trentenne Adrian George Mare – anche lui detenuto nel penitenziario teramano e ascoltato oggi nell’interrogatorio di garanzia – e di aver avuto nell’imprenditore aquilano Walter D’Alessandro il finanziatore dell’attività criminale. Sentiti dal gip del tribunale di Teramo per rogatoria nel carcere di Castrogno, i due hanno confermato di aver lavorato per le ditte edili di D’Alessandro e di poteerlo dimostrare con testimonianze e buste paga, confutando la contestazione che vorrebbe quei lavori essere fittizi e finalizzati soltanto al rilascio dei permessi di soggiorno. Il romeno Mare, ritenuto il custode dello stupefacente importato in Abruzzo, incensurato, ha sottolineato il suo ruolo esclusivamente di assuntore in questa vicenda. Il legale difensore dei tre, l’avvocato Nello Di Sabatino, non ha avanzato richieste di remissione in libertà, riservandosi di ricorrere ai giudici del riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare. Domani, nel tribunale dell’Aquila, sarà la volta degli interrogatori degli altri cinque indagati, tra i quali D’Alessandro, attualmente agli arresti domiciliari.