C'è anche un hacker teramano negli attacchi ai siti di Polizia e Governo

TERAMO – Coinvolge anche Teramo l’inchiesta della Polizia postale e delle comunicazioni, coordinata dalle procure di Roma e Perugia  e del tribunale dei minorenni del capoluogo umbro, con cui sono stati identificati e denunciati i 15 componenti di due gruppi di hacker, dediti ad attacchi informatici a numerosi ai sistemi informatici di infrastrutture critiche, siti istituzionali e aziende private italiane. Il reato: concorso nel danneggiamento di sistemi informatici, nell’interruzione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche, per accesso abusivo a sistemi informatici, e per danneggiamento di dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o altro Ente pubblico o di pubblica utilità.  Gli agenti hanno condotto perquisizioni anche nel capoluogo teramano, nell’abitazione di uno dei 15 hacker, così come in altre 10 regioni italiane, sequestrando personal computer e altri dispositivi utilizzati per portare a compimento gli attacchi. Gli hacker navigavano sotto i nickname delle crew “Anonymous Jag” e “THC Squad”, distribuiti dalla Lombardia alla Campania, dal Veneto alla Puglia e all’Abruzzo. L’operazione denominata“New generations“ ha riunito due articolate indagini ha permesso di eseguire provvedimenti nei confronti di 14 giovani, alcuni minorenni e un 40enne di Torino con diversi precedenti penali. Tra i siti attaccati figurano  il portale della stessa Polizia Postale commissariatodips.it, i siti delle Camere del lavoro in Lombardia, della Uil  della Fiom,, esercito.difesa.it, dps.tesoro.it, urp.cnr.it e quello dell’Agenzia del Territorio. Spesso agli attacchi seguiva la pubblicazione dei dati sottratti, o parte di essi, e del comunicato di rivendicazione, la cui diffusione era solitamente effettuata per mezzo dei più noti social network, quali twitter o facebook.  Attraverso gli attacchi i siti diventavano irraggiungibili per un determinato periodo di tempo, o venivano derubati delle informazioni sensibili memorizzate sui database attraverso il cosiddetto dump, oppure ancora venivano invasi da una homepage creata ad hoc che sostituiva quella originale. Analoga manomissione si era verificata in alcuni siti di istituti scolastici perugini, con la rivendicazione di oltre 150 di essi dal secondo gruppo individuato.