Referendum su confini Parco Gran Sasso: "Torniamo indietro?"

TERAMO – Una "crociata" che "porta indietro di decenni il dibattito nella nostra regione e fa perdere tempo prezioso che andrebbe utilizzato per elaborare una seria strategia di rilancio del turismo": così Wwf, Lipu, Touring Club, Mountain Wilderness Abruzzo, Salviamo l’Orso e Pro Natura Abruzzo commentano la proposta di "referendum consultivo sul Gran Sasso" mirato a "ottenere la riduzione dei confini del Parco nazionale Gran Sasso-Laga e dei siti di interesse comunitario (Sic e Zps)". L’area di importanza naturalistica, ricordano le associazioni in una nota, tutelata a livello europeo per i pregi ambientali, include la seggiovia delle Fontari, la zona dell’impianto sciistico di Montecristo e altre zone nel comune di L’Aquila". "Una volta di più assistiamo al penoso spettacolo che la politica abruzzese offre di se stessa, alla sua miopia, alla sua cronica incapacità di sollevarsi al di sopra delle beghe di bassa corte". "Appare assai grave che il sindaco di L’Aquila sia alla testa di questa campagna che tende a presentare una presunta eccessiva tutela come causa dei problemi economici e occupazionali del comprensorio. Il motivo è eliminare i vincoli naturalistici di ostacolo soprattutto alla realizzazione della nuova seggiovia delle Fontari. Una nuova seggiovia che non segue il tracciato dell’esistente ed è lunga il doppio… È evidente che la realizzazione di una nuova seggiovia non può essere autorizzata se non si segue una determinata procedura a livello comunitario e non si approva il Piano del Parco". "Un referendum simile – conclude la nota – se prevalessero i SI non potrebbe comunque avere peso giuridico a livello sia nazionale sia europeo".