TERAMO – Le tesi difensive degli avvocati del presidente Luciano Campitelli non sono credibili e anzi, alcune delle interpretazioni alternative portate in processo dalla difesa del Teramo hanno avvalorato la teoria accusatoria. E’ in 77 pagine di motivazioni della Corte d’appello Federale il perchè della condanna del presidente del Teramo e di conseguenza del club per responsabilità diretta nella combine della partita Savona-Teramo. Per i giudici di secondo grado sono state le dichiarazioni del consulente ligure Barghigiani la pietra tombale per velleità del sodalizio biancorosso di salvare la promozione in Serie B, ma le testimonianze addotte a sostegno dell’assenza di Campitelli nei due incontri di Albissola sono prive di credibilità e non cambiano la convinzione nei giudici che il presidente del Teramo fosse lì assieme gli altri. «Una lettura unitaria della fattispecie ed un esame non atomistico (come, invece, sostanzialmente proposto dalle diverse difese Di Giuseppe, Di Nicola, Teramo, Barghigiani) del complessivo materiale probatorio acquisito al procedimento, non lascia spazio a conclusioni diverse da quelle a cui è giunta la Corte», si legge in un passaggio delle motivazioni. «Di Giuseppe, con la compartecipazione di altre persone e, in particolare, di Corda, Di Nicola e Barghigiani e altre, alcune delle quali, allo stato, non individuate, ha posto in essere atti diretti all’alterazione della gara Savona–Teramo e del risultato della stessa, al fine di conseguirne un vantaggio in classifica per la società Teramo ed assicurarsi, con una giornata di anticipo, la promozione della medesima in serie B. In tale suo programma alterativo Di Giuseppe ha coinvolto il presidente Campitelli che (per quanto, probabilmente, nella fase iniziale, restio) ha, comunque, aderito all’iniziativa e al progetto illecito, tra l’altro, “finanziando” l’operazione», sostengono i giudici del secondo grado di giudizio sportivo. Quale effetto di questo illecito, secondo la Corte d’appello, la revoca del titolo di Serie B non appare eccessivamente punitiva, esageratamente afflittiva e non adeguata alla concreta fattispecie, come invece quella di primo grado che aveva assegnato al Teramo la Serie D.
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