TERAMO – A due anni dall’esplosione che devastò la scuola materna di Piano d’Accio questa mattina a Teramo si è aperto il processo per disastro colposo a carico dell’ex presidente della Cpl Concordia Roberto Casari (a luglio tornato ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulla metanizzazione di alcuni comuni del casertano), di Daniele Spiaggiari, consigliere di amministrazione di Cpl, del direttore di area tecnica Alfredo Lupi, del responsabile della commessa Walter Lucidi e del preposto di cantiere Massimo Lancia. Un’udienza, quella di questa mattina davanti al giudice Flavio Conciatori, che ha visto la costituzione di parte civile del Comune di Teramo. Comune che era già stato risarcito per 171.218 euro, tanto che la difesa di Casari si era opposta alla costituzione di parte civile. Opposizione però rigettata dal giudice. L’esplosione avvenne il 3 ottobre del 2013, appena due ore dopo l’uscita da scuola dei 74 bambini, con la tragedia evitata per un soffio. Un’esplosione per la quale sono a processo l’ex presidente della Cpl concordia e altri quattro dipendenti dell’azienda modenese, che per il pm Stefano Giovagnoni ognuno in base al proprio ruolo e alle proprie funzioni, non avrebbero garantito il rispetto delle norme di sicurezza nella tenuta de vano caldaia. Sotto accusa la griglia di aerazione, che oltre a non essere delle giuste dimensioni non sarebbe stata collocata alla giusta altezza. Aspetti che, a fronte di una fuga di gas causata, molto probabilmente, dalla rottura di un riduttore di pressione, non avrebbero consentito al metano di uscire all’esterno, con il vano caldaia che si sarebbe saturato in brevissimo tempo. A quel punto la fiammella del boiler, secondo i periti del’accusa, avrebbe funzionato da innesco.
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