Monticelli sulla storia di Noemi: «Difendere la famiglia significa anche far partorire in sicurezza le mamme»

TERAMO – La storia di Noemi, la bambina nata in emergenza nel Punto nascita chiuso di Atri per decreto, per il consigliere regionale Luciano Monticelli deve rappresentare un campanello di allarme per la classe dirigente della Regione. «Sull’accaduto – dice Monticelli in una nota – andrà fatta piena luce nei prossimi giorni, e mi impegno a chiedere conto a chi di dovere non per i corridoi della Regione, ma per via ufficiale. Dai resoconti di stampa un fatto appare incontestabile: l’Ostetricia del presidio atriano, un reparto che è si è voluto chiudere a tutti i costi interpretando la normativa sanitaria nel senso più restrittivo possibile, che è stato autorevolmente descritto come pleonastico e insicuro, ha dovuto riaprire in tutta fretta per far partorire una cittadina abruzzese, una mamma che si era precedentemente rivolta al “Santo Spirito” di Pescara. E il suo personale ha salvato brillantemente la situazione. Sarebbe facile dire che avevamo ragione quando per più volte abbiamo denunciato a Paolucci e D’Alfonso il pericolo di sovraffollamento del presidio pescarese e l’insufficienza della rete di trasporto d’emergenza. Non ce n’è neanche bisogno, perché questo è sotto gli occhi di tutti. Da oggi – conclude Monticelli – ogni amministratore degno di questo nome deve porsi come primo obiettivo del proprio mandato che nessuna cittadina abruzzese debba più partorire come la mamma di Noemi, neanche per una contropartita importante come può essere l’ormai mitica uscita dal commissariamento. Si faccia chiarezza assoluta su quanto accaduto, su cosa non ha funzionato e su quali rischi si sono corsi. E soprattutto, si faccia in modo che non si debbano correre più: difendere la famiglia vuol dire anche questo”.