Tempi lunghi per una eventuale riapertura del Caffè Grande Italia

TERAMO – Tempi lunghi per la riapertura del Caffè Grande Italia, nei due punti vendita di piazza Martiri della Libertà e di via Badia, a Teramo. La curatela fallimentare sta completando l’inventario dei beni, dopo l’avvio della procedura fallimentare decisa dal giudice delegato Giovanni Cirillo, ma per una decisione sull’eventuale esercizio provvisorio bisognerà attendere almeno ancora una settimana. La situazione debitoria della società che gestiva l’esercizio pubblico, la FTZ srl, è di svariate centinaia di migliaia di euro e sotto questo aspetto la curatela sta procedendo all’individuazione dei creditori, per lo più banche e fornitori, per formare il Comitato che valuterà lo stato passivo nell’udienza già fissata dal giudice per il prossimo 14 giugno. Sulla situazione debitoria dell’esercizio pubblico ha inciso notevolmente anche il recente incendio che, lo scorso 18 dicembre, aveva distrutto impianti e contatori nel magazzino sul retro del locale, provocando danni e costringendo alla chiusura temporanea il bar. L’eco della chiusura dell’attività dello storico e centralissimo caffè cittadino ha riportato indietro negli anni la città, che per sette lunghi anni, prima della riapertura nel 2005, si divise su proposte e progetti di localizzazione e recupero che naufragarono nell’indifferenza fino all’iniziativa imprenditoriale degli allora soci Zuccarini, Famiglietti e Di Gianvito. L’onda lunga del fallimento dei due punti vendita di piazza Martiri e di via Badia sta rischiando di coinvolgere anche gli altri due negozi sotto l’insegna Grande Italia, che però sono gestiti da altra società e non coinvolti nella procedeura avviata dal tribunale di Teramo, quelli di viale Bovio e di Bellante: questi due sono infatti regolarmente in attività. Quanto all’interesse nella gestione di cordate di imprenditori, il curatore fallimentare Sergio Saccomandi è stato chiaro: «La procedura per avanzare proposte è nota: vanno fatte attraverso la pec della procedura, valutate da un tecnico e poi avviata una sorta di evidenza pubblica».