Leone di battaglie a tutto campo. E quella ruspa del Lotto zero…

TERAMO – Non c’è stato politico italiano capace come lui di fare entrare nel vocabolario degli italiani parole come nonviolento, antiproibizionista, transnazionale, che abbia saputo spingere su fenomenali strumenti della democrazia come il referendum, che abbia introdotto e reso tipiche forme di opposizione e sensibilizzazione come l’ostruzionismo. lo sciopero della fame e l’imbavagliamento in tv. Sempre e in ogni condizione, con la nobile finalità di dare voce a chi non ce l’aveva, in difesa dei diritti civili: che fossero l’uso delle droghe leggere, la chiusura dei manicomi, il divorzio, l’aborto o ancora l’obiezione di coscienza, la responsabilità civile dei magistrati o la procreazione assistita e la libertà di ricerca. Marco Pannella nel corso di tre decenni ha promosso la raccolta di qualcosa come 50 milioni di firme, fondato partiti e movimenti, una radio nazionale, parlato con tutto l’arco politico, arruolando militanti, formando coscienze e imponendo la sua, laica e libertaria. Ha distribuito spinelli, si è sdraiato sotto ai tram, si è incatenato a cancelli, ingressi e poltrone, si è fatto cacciare dal Parlamento, si è fatto arrestare e anche condannare. Nessuno come lui ha messo insieme fior di intellettuali, politici e pensatori di ogni ideologia, tesserandoli alla causa radicale, tra un sorriso beffardo e la tirata di una Celtic o di un buon toscano. Portando dentro al Parlamento gli esponenti di quegli strati sociali, e di quelle offese civili che altrimenti non avrebbero mai avuto luce: da Ilona Cicciolina Staller a Enzo Tortora, da Leonardo Sciascia a Tony Negri, a Luca Coscioni, compagno di viaggio dove c’era da condividere e sposare sventure e disavventure. A Teramo ha segnato forse una delle pagine più importanti della politica cittadina. L’esperienza del ’90 fu l’esordio del civismo legato alla politica del municipio: e mai gente come Ivan Graziani, Grazia Scuccimarra, Virgino Bettini fu miglior esempio della società civile prestata alla gestione della res publica. Dal suo quartier generale dell’Hotel Sporting Marco trovava il tempo e dirigeva anche le battaglie civili locali, da quelle ambientaliste alla difesa dei diritti degli internati del manicomio di porta Melatina: alla soglia della storica chiusura dei manicomi, trovava ancora malati contenuti ai letti di degenza. E di sicuro non potè, quel suo incatenarsi alla ruspa del lotto zero, da solo velare di polemica e critiche la sua storia di vita, quel suo appartenere, di fondo, alla battaglia e all’esser contro. La coerenza e il riconoscimento di grande dignità politica da parte tutti i suoi avversari, a cominciare da un altro grande della politica cittadina come l’onorevole Tancredi, gli sono valse a pieno titolo le chiavi della città, in cui nacque nel maggio 930 e alla quale apparterrà per sempre nella schiera dei suoi figli migliori.