Alla «Cernobbio d'Abruzzo» si studia lo sviluppo della regione FOTO

CIVITELLA DEL TRONTO – «Questa sarà la Cernobbio della regione Abruzzo, dove le idee migliori, le ambizioni e la consapevolezza dei bisogni e l’utilizzo delle risorse finanziarie troveranno convergenza in una fusione intelligente per far sì che ci riguardi una nuova stagione di crescita e sviluppo».

È con queste parole che il presidente della Regione Luciano D’Alfonso ha dato il via, questa mattina, a Fonderia Abruzzo, il laboratorio di idee, che si tiene a Civitella Del Tronto, dal quale far scaturire una nuova progettualità per il futuro della Regione Abruzzo in Europa. Dodici i tavoli tematici, dal welfare al Masterplan, all’industria sostenibile, solo per citarne alcuni. «L’ambizione è far sì che in Abruzzo si aggiungano 60mila opportunità di lavoro», ha detto il presidente, che ha poi spiegato come tra le priorità ci siano l’industria sostenibile e il turismo, con investimenti sulla «potenza di funzionamento dei depuratori e sul ritrovamento della qualità delle acque fluviali
per avere un mare sempre più bello».Obiettivi ambiziosi che troveranno risorse importanti nel Masterplan, di cui nel pomeriggio parlerà il sottosegretario Claudio De Vincenti.

«Questo tavolo arriva in un momento molto importante e positivo. Finalmente abbiamo nuovi strumenti di programmazione, una Regione che sta uscendo dal commissariamento. Stiamo investendo sul know how». A parlare, a margine del tavolo tematico su salute, welfare e inclusione sociale, nell’ambito di ‘Fonderia Abruzzo’, è l’assessore regionale Silvio Paolucci che sottolinea il positivo contributo dei numerosi interventi registrati nel corso della mattinata. Tra le sollecitazioni anche quella arrivata dallo stesso presidente Luciano D’Alfonso (che nei vari tavoli ha stimolato la discussione con quelli che ha definito "pugni allo stomaco") relativa al tema delle liste d’attesa. «Si tratta di un grande problema nazionale – ha detto Paolucci -. Quello dei tempi della diagnostica è un tema rispetto al quale bisogna intervenire sul profilo degli operatori, dei percorsi assistenziali garantiti, sull’appropriatezza delle prescrizioni. E poi c’è la questione della strumentazione, con macchinari non utilizzati o sotto utilizzati».