Maxi truffa alla Ue, chiesta la condanna per Oliveri

TERAMO – Presunta truffa ai danni dell’Ue: chiesti 2 anni e 10 mesi a carico dell’ex presidente del Pescara Calcio, Antonio Oliveri, per tentata truffa aggravata, malversazione ai danni dello Stato e dichiarazione fraudolenta,ì un anno e 4 mesi per tentata truffa aggravata per Vincenzo Oliveri e un anno e 4 mesi per Giuseppe Surdo, sempre per tentata truffa aggravata (oltre all’assoluzione e al non doversi procedere per prescrizione per gli altri capi di imputazione).

Sono le richieste avanzate, in Tribunale a Teramo, dal pm Stefano Giovagnoni nel processo per la cosiddetta truffa dell’olio, accompagnate dalla richiesta di confisca di 3.940.795 euro di cui 3.778.537 in capo alla Olearia Jonica srl. L’inchiesta, che arrivava da Palmi (Reggio Calabria), vede a processo tredici persone, oltre a sette società, con reati che vanno, a vario titolo e in base alle diverse posizioni, dall’associazione per delinquere (per la quale il pm ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati), alla truffa e tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche fino alla malversazione ai danni dello Stato. Davanti ai giudici, oltre ai tre imputati per i quali è stata chiesta la condanna, sono finiti Vincenzo Borgia, Salvatore Erminio Surdo, Giuseppe Alberto Adolfo Calia, Santo Fichera, Maria Oliveri, Matteo Giuseppe Oliveri, Antonio Paradossi, Giovanni Oliveri, Paolo Pracilio, José Benet Calduc per i quali, in base ai diversi capi di imputazione, è stata chiesta l’assoluzione e nella maggior parte dei casi il non doversi
procedere per prescrizione.

Nel corso della requisitoria il pm, inoltre, ha chiesto il riconoscimento della responsabilità amministrativa delle varie società, con il relativo divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un lasso di tempo da uno a due anni e con la revoca dei relativi finanziamenti ottenuti da alcune delle società incriminate.
Secondo la Procura sarebbe stata messa in piedi una truffa che nel corso degli anni avrebbe portato il gruppo a ottenere illecitamente finanziamenti pubblici, tra fondi statali ed europei, per decine di milioni di euro. Questo attraverso l’emissione di false fatture per operazioni inesistenti in merito a investimenti nel settore oleario.