Core (Udu): «I tanti limiti e le contraddizioni della riforma»

TERAMO – Sul referendum costituzionale di domenica interviene anche gli studenti dell’Udu, attraverso l’esponente del Direttivo nazionale, il teramano Andrea Core: 
«Il voto di domenica rappresenta uno degli appuntamenti elettorali più importanti degli ultimi anni.

Come Unione degli Universitari, il più grande sindacato studentesco universitario d’Italia, abbiamo sentito sin da subito l’esigenza di essere parte attiva nel percorso di avvicinamento al voto attraverso una campagna che mettesse in luce il contenuto della Riforma, stando ben lontani da quelli che possono essere politicismi e tatticismi: sulla Costituzione non si scherza! Ed è proprio nel merito di questa riforma che abbiamo deciso di prendere posizione: il 4 dicembre voteremo NO ad una riforma pasticciata, che dietro la retorica della semplificazione e della governabilità, sacrifica spazi di democrazia, di partecipazione e di rappresentatività.

Saremo chiamati ad esprimerci su una Riforma della Costituzione che interessa 47 articoli e che di fatto stravolge gran parte dell’impianto istituzionale di questo paese. Si tratta però di una riforma che presenta tanti, troppi limiti da un punto di vista sia formale che sostanziale. La Carta fondamentale, per sua natura, dovrebbe essere facilmente accessibile e comprensibile da tutti i cittadini: le modifiche proposte, invece, non fanno altro che rendere il testo ancora più confuso quindi incomprensibile a molti, spesso agli stessi “tecnici”. Inoltre molti dei nodi cruciali sul funzionamento delle istituzioni, che dovrebbero essere affrontati in questo testo, vengono rinviati ad un secondo momento, lasciati in sospeso. Entrando poi nel merito di questa riforma si capisce come questa vada nella direzione contraria a quanto noi avremmo auspicato: dal nuovo Senato, che cambia nella composizione e nelle modalità di elezione, non più diretta, ma non si capisce nelle funzioni; al Rapporto Governo-Parlamento, che necessitava di essere rivisto andando a limitare la decretazione d’urgenza e che invece ora prevede un nuovo canale preferenziale per proposte di legge governative che l’Aula deve esaminare con tempi strettissimi; dagli strumenti di democrazia diretta, che dovevano diventare più facilmente fruibili dal popolo sovrano e che invece ora hanno soglie di raccolte firma proibitive; al cosiddetto combinato disposto “Costituzione-legge elettorale”, che rischia di far venire meno il sistema di pesi e contrappesi voluto dai nostri padri costituenti. In un momento di profonda disaffezione dei cittadini dalla politica, di profonda crisi di tutti i corpi intermedi, non è questa la riforma di cui ha bisogno l’Italia.

Abbiamo assistito negli ultimi mesi ad una campagna elettorale che per volontà dello stesso Presidente Renzi è stata ben distante dal merito della riforma stessa: è stato lui il primo a spostare l’attenzione e trasformare la consultazione in un plebiscito sulla sua stessa figura e sul suo Governo. Ha definito “casta” chi voterà NO, dimenticandosi chi sono i suoi compagni di viaggio; poi ci ha definiti “accozzaglia”, dimenticandosi che per votare NO è sufficiente essere contrari e questa riforma, ma per votare SI è necessario condividere lo stesso impianto valoriale e istituzionale di Verdini e Alfano. Si è assunto così la responsabilità di lacerare un Paese su un tema di vitale importanza: nulla di più sbagliato! Il fronte del SI ha prima provato a raccontarci una riforma salvifica, che avrebbe fatto uscire l’Italia dal guado, che avrebbe ridato una prospettiva al futuro di noi giovani. Poi ha giocato al meno peggio: meglio questa riforma che niente. Negli ultimi giorni, invece, ha puntato sulla paura: o questa riforma o un salto nel vuoto, con conseguenze catastrofiche sotto ogni punto di vista. Nulla di più falso!

Il 4 dicembre saremo chiamati a votare sul perimetro democratico entro cui si muovono le istituzioni di questo Paese, sulle regole del gioco che devono essere necessariamente condivise e accettate dalla maggior parte possibile della popolazione. E lo faremo senza paura, ribadendo con forza la nostra contrarietà a questa Riforma. Cambiare la Costituzione si può, ma non così! Il 4 dicembre voteremo NO ad una riforma pasticciata, che dietro la retorica della semplificazione e della governabilità, sacrifica spazi di democrazia, di partecipazione e di rappresentatività».

Andrea Core
Esecutivo nazionale UDU