A D'Alfonso la Procura contesta una telefonata di troppo: Governatore indagato per corruzione

L’AQUILA – Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, istigazione alla corruzione e abuso d’ufficio, in concorso con altri: sono queste le ipotesi di reato contestate al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, nel filone di indagine legato alla cessione di un immobile di proprietà del Comune di Penne nell’ambito della maxi inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila su una serie di appalti della Regione Abruzzo.

Il governatore, che ha ammesso con una nota nei giorni scorsi di essere coinvolto in questo fronte, è indagato insieme all’ex sindaco pennese, Rocco D’Alfonso, che attualmente è impiegato proprio nello staff del presidente a Pescara. Rocco D’Alfonso è indagato in concorso con altri per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e istigazione alla corruzione. La vicenda è legata alla cessione di un immobile di proprietà comunale, messo in vendita nel 2015 perché il Comune di Penne aveva bisogno di fare cassa, essendo a rischio lo sforamento del patto di stabilità interno.

Per portare a termine l’operazione occorreva, però, superare il vincolo dei Beni culturali. L’allora primo cittadino ha chiesto alla Soprintendenza che il vincolo decadesse e ha atteso il parere della relativa commissione per completare la vendita. La commissione, tuttavia, tardava a riunirsi e Rocco D’Alfonso, vista l’urgenza di chiudere il bilancio, ha chiesto l’intervento del presidente della Regione. Luciano D’Alfonso ha telefonato a un funzionario dei Beni culturali per sollecitare il parere.

Questa telefonata sarebbe stata letta dagli inquirenti come una "pressione indebita" sul funzionario per favorire la decadenza del vincolo e la vendita dell’immobile. Il quale è stato comunque svincolato, secondo quanto si è appreso dopo qualche mese. La maxi inchiesta è coordinata dal procuratore Michele Renzo e dal sostituto Antonietta Picardi. Le indagini sono portate avanti dai carabinieri del Noe dell’Aquila e dalla squadra Mobile della questura di Pescara. Sono arrivati complessivamente a 32 gli indagati noti nei 9 fronti investigativi attualmente aperti. Tra i coinvolti, dirigenti e funzionari regionali, professionisti esterni e imprenditori, oltre a D’Alfonso e agli assessori regionali Marinella Sclocco, Silvio Paolucci e Dino Pepe.