Oncologia, farmaci innovativi e il doppio dei posti letto: adesso i 'viaggi della speranza' si fanno verso il Mazzini di Teramo

TERAMO – Quel reparto per difendere il quale si arrivò perfino a digiunare, con una mobilitazione di cittadini e di  pensiero, con una protesta estesa oltre i confini della Asl, oggi ha raddoppiato i posti letto, portandoli a 20, e fornisce farmaci che garantiscono cure allo stesso livello dei maggiori centri in assoluto in Italia, come Milano, Bologna e Roma. L’oncologia teramana è risorta come valore aggiunto attorno al lavoro e alla caparbietà del suo direttore, Amedeo Pancotti, e all’investimento che su di lui e la sua affiatata equipe hanno fatto la direttice sanitaria Maria Mattucci in primis, e il direttore generale Roberto Fagnno, immediatamente dietro. E oggi, si scopre che a sperimentare il Tas 102, farmaco che ‘allunga la vita’ anche nei pazienti affetti da tumore del colon retto avanzato, , il Mazzini di Teramo è avanti alle altre oncologie italiane: «E’ un farmaco che usiamo in pazienti metastatici, dopo il fallimento delle prime linee di chemioterapia – spiega lo stesso Pancotti – e ha dato risposte importantissime sia sulla sopravvivenza che sul mantenimento della malattia. Questo si lega con i sucessi dell’oncologia di oggi, che partono dagli insuccesi di tanti anni fa, quando le risposte erano valutabili in mesi, mentre oggi le risposte sono valutabili in anni. La sopravvivenza stessa è diventata un miracolo: il messaggio che voglio dare è che allungheremo ancor più questi tempi, forse non riusciremo a guarire il cancro ma a cronicizzarlo come una normale ipertensione o il diabete. E questo è un importante segnale di speranza».

Oggi a Teramo, dunque, si combatte ad armi quasi pari, assieme ai migliori centri italiani: «Le condizioni sono cambiate – spiega Pancotti, da oltre 16 anni alla guida del reparto -: avevamo tante richieste di tanti pazienti che venivano appoggiati in reparti diversi dal nostro dove non avevano altrettanta attenzione di cura. Adesso possiamo fornire loro uniformità di cure e accoglienza come voglio io, e che non possono essere che di giovamento. Al Mazzini spendiamo tanti soldi, e questo è cruccio che fa dormire sonni agitati sia al direttore Roberto Fagnano, che alla direttrice sanitaria e al direttore amministrativo, ma questo ci permette di dare ai nostri pazienti il meglio della cura sul mercato, evitando ai nostri pazienti di intraprendere quei viaggi della speranza, sobbarcandosi ore e ore di treno o auto, rischiando anche, quando possono avere le stesse identiche cure a casa».