Dopo due giorni di follia, 'attentatore' di nuovo in giro. Pericoloso per le perizie non per l'ospedale: per tre volte rifiutato il ricovero

TERAMO – Le cronache italiane sono piene di storie vissute pericolosamente, di stalker della porta accanto che dopo anni di ‘imprese’, salgono agli onori delle cronache per episodi di violenza sfociati nel sangue, e troppo spesso annunciati. E le analisi sui perchè si accavallano a ridondanti appelli alla prevenzione, ad evitare la sottovalutazione dei casi umani come delle richieste di aiuto che arrivano sia dalle vittime che dai potenziali futuri imputati di reato. La cronaca cittadina di oggi ha raccontato di due giorni di ordinaria follia vissuta da Michele, 50enne che conduce una vita da disadattato, che ha saldato il suo conto con la giustizia ma non è stato mai preso in carico seriamente dal sistema sanitario nonostante diverse perizie ne raccomandavano un’attenzione particolare sotto il profilo psichatrico. Ieri ha tentato di avvicinare in tribunale quel giudice che nel 2013, lo aveva condannato, ingiustamente secondo lui, per rapina: è stato respinto come si fa con un bontempone in vena di rompere le scatole, lui ha strappato un pezzo di bandiera all’esterno del palazzo di giustizia; Nel pomeriggio ha cercato di attirare l’attenzione in questura, dando in escandescenza. Stamattina all’alba si è intrufolato nel palazzo, per appiccare il fuoco al portone dello studio del suo avvocato, Luigi Ranalli, forse l’unica persona che fino ad oggi si è fatto carico, oltre che della sua difesa nei diversi tribunali italiani, anche del sostegno psicologico, fino a diventarne quasi un famigliare: il rifiuto di un appuntamento per impegni di lavoro del professionista ha scatenato la balorda e pericolosa reazione dell’uomo, a conferma che il suo equilibrio psichico è ad alto rischio. E quando i poliziotti e il magistrato hanno tentato di arginare questa sua deriva comprtamentale, l’unica possibilità è stata quella di un Tso in ospedale. Ma per ben due volte, l’ospedale ha rifiutato il ricovero del paziente. L’analisi clinica sostiene che Michele non è paziente psichiatrico, bensì un simulatore. Si finge folle, cioè, dicono i medici. E per questo non ha bisogno di ricovero. Due pesi, due misure. Con il risultato che questa mattina il 50enne teramano è tornano in giro per la città a poche ore dall’incendio che ha fatto rischiare 5 famiglie in un palazzo. E’ tornato verso il tribunale, pensando ancora di poter avvicinare il giudice che l’ha condannato. Tornerà a fare così? Ci asteniamo dall’essere fin troppo facili Cassandre.