TERAMO – Riceverà finalmente sepoltura, con una tomba sulla quale ci saranno anche un nome e un cognome, la salma fino ad oggi senza identità, quel corpo ritrovato senza vita lungo l’argine del fiume Tronto, il 26 dicembre scorso. Quel cadavere è di Roberto Brutti, che aveva 63 anni ed era di Grottammare. Lo ha riconosciuto la sorella che nei giorni scorsi ne aveva denunciato la scomparsa, avendo rinvenuto la macchina in garage ma non trovandolo nè in casa nè altrove. Nel pomeriggio è stato effettuato il riconoscimento ufficiale, senza dubbi anche per via di due caratteristiche fisiche come l’amputazione di un dito di una mano, menomazione dovuta a un incidente sul lavoro, e le arcate dentali mobili, particolare quest’ultimo che era stato sottolineato anche dalla cosiddetta autopsia orale (che fu eseguita dagli odontoiatri forensi Mario Torreggianti teramano, ed Emilio Nuzzolese, barese, docente all’Università di Torino) a cui si era fatto ricorso per trovarne una caratterizzazione utile all’identificazione, dopo l’autopsia e l’estrazione del Dna. Il corpo del pensionato invalido era stato rinvenuto il giorno dopo Natale ed era apparso chiaro da subito che potesse trattarsi di un suicidio, ipotesi poi confermata dagli investigatori.
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