Caso Robimarga, assolti gli ex vertici della Asl. Varrassi anche per l'auto blu

TERAMO – A distanza di sei anni dall’apertura e dalla riunione delle due inchieste, la Corte d’Appello dell’Aquila ha oggi annullato le condanne inflitte nell’ottobre 2015 agli allora vertici della Asl di Teramo: assolti, perchè il fatto non sussite, dall’accusa di abuso d’ufficio l’ex direttore amministrativo Lucio Ambrosj, quello sanitario Camillo e Antelli e l’allora direttore generale Giustino Varrassi, che era imputato oltre che per il caso Robimarga – assieme agli altri due dirigenti -, anche per il peculato dell’auto di servizio, assieme al suo autista Gabriele Lanci. Per i giudici dell’Appello (presidente Manfredi, a latere Grimaldi e Aloisi) solo per quest’ultimo resta confermata la sentenza di primo grado che lo condannò a un anno di reclusione per appropriazione indebita, falso e truffa, in quanto il ricorso, tardivo, è stato ritenuto inammissibile. L’assoluzione di Ambrosj e Antelli (condannati in primo grado a 4 mesi) era stata sollecitata nel corso della sua requisitoria questa mattina all’Aquila anche dal procuratore generale, che ha invece chiesto la conferma della condanna a tre anni e due mesi che il direttore generale aveva rimediato dal tribunale di Teramo. I tre erano accusati di aver favorito la promozione di Corrado Robimarga, l’urologo ed ex assessore comunale all’urbanistica condannato a un anno e 8 mesi per aver truffato sull’intramoenia la Asl e licenziato nel 2016 dalla stessa azienda sanitaria. Il pm Davide Rosati ritenne i vertici sanitari responsabili della sua nomina a responsabile dell’endoscopia urologica all’ospedale di Giulianova, nonostante l’esistenza del procedimento penale nei suoi confronti. Varrassi inoltre doveva rispondere dell’utilizzo dell’auto di servizio in quasi 700 viaggi sul tragitto casa-lavoro e per l’utilizzo dei servizi dell’autista Asl. Anche in questo caso l’accusa è stata ritenuta insussistente. Una riabilitazione su tutti i fronti per gli ex veritici della Asl, dunque, purtroppo tardiva in particolare per le conseguenze subite a livello personale da alcuni protagonisti, loro malgrado, di questa vicenda. Come l’ex direttore amministrativo Ambrosj che da quell’inchiesta rimediò la preclusione ad una possibile nomina a direttore generale: mentre gli altri due, Varrassi e Antelli, erano alla soglia della pensione, per l’alto dirigente Asl, ancora oggi in servizio, sfumò un meritato avanzamento di carriera. In udienza gli imputati erano rappresentati dai difensori Marconi e Zuccarini (per Ambrosj), Catenacci (per Antelli), Pisani e Iadecola (per Varrassi), Di Odoardo (Lanci).