Scuole comunali, addio poli. Di Padova: «Subito un tavolo per condividere le scelte per il futuro»

TERAMO –  Primo: conservare l’esistente, privilegiando la riqualificazione piuttosto che campus esterni al cuore della città; secondo, le scelte andranno condivise su larga scala. Le linee di indirizzo sulla ricostruzione e la ricerca della maggior sicurezza possibile nelle scuole comunali, sono presto fatte nel pensiero della giunta D’Alberto. Per questo sarà costituito intanto un tavolo permanente sulle scuole, con posti disponibili per la politica (leggasi amministratori comunali e provinciali), i comitati dei genitori come l’Assai, i dirigenti scolastici, gli Ordinni professionali degli Ingegneri e degli Architetti, e per le Associazioni di categoria: in ballo, secondo un ragionamento mai troppo riproposto, c’è il traino dell’economia che anche un solo edificio scolastico mette in moto all’interno di un tessuto urbano. Di questo hanno discusso gli assessori Stefania Di Padova e Maria Cristina Marroni con il sindaco D’Alberto, accelerato dalla notizia, anticipata da La Città, della imminente disponibilità di 600mila euro per progettare le nuove scuole, dove nuove non significa in tutti i casi costrruire edifici ex novo. E’ probabile ad esempio che si debba dire addio a edifici come la scuola media San Giorgio, destinata forse a cadere per lasciare spazio a un nuovo edificio, così come si potrebbe recuperare l’edificio della Savini qualora il costo fosse conveniente, magari coinvolgendo il privato nell’operazione per una ‘cartolarizzazione’ utile in un altro punto della stessa zona.
NOI AI POLI. L’assessore Stefania Di Padova li chiama campus per usare un termine universitario e forse per non ricordare il tanto discusso termine dei poli scolastici che la vecchia amministrazione non è riuscita a scegliere e tantomeno ad avviare. «L’idea – dice il delegato alla Urbanistica e ai Lavori Pubblici – è quella di non creare edifici fuori della città quanto riqualificare ciò che abbiamo. Per fare questo abbiamo bisogno intanto di una mappatura dell’esistente che possa permetterci di mettere a paragone costi e benefici e proporre al tavolo permanente opzioni per il futuro, siano esse ristrutturazioni, adeguamenti, abbattimenti e ricostruzioni».
SAN GIUSEPPE. Il polo già pronto della San Giuseppe non è poi tanto pronto. Il passaggio tra amministraione Brucchi e commissario Pizzi ha prodotto qualche passaggio in meno al punto che sfruttare il finaniamento del bando delle periferie non è più tanto possibile o attuale. Allora, dice l’assessore Di Padova, «dovremo rivalutare l’intervento, sicuramente ristrutturando la scuola, tanto necessaria lì perchè quel quartiere non ne ha una. Di pari passo però con le scelte sulla Savini perchè se non dovesse essere recuperabile, allora ancor di più servirebbe la San Giuseppe e il contributo dell’amministrazione provinciale».
SINERGIA TRA ENTI. Perchè la Provincia potrebbe anche costituire l’ancora di salvataggio in caso, come sarà molto probabile, di avere aule-parcheggio per ospitare temporaneamente gli alunni di quelle scuole interessate dai lavori. «E’ gia successo positivamente con la scuola Fornaci alla Cona – ha detto Stefania Di Padova – e la presenza al tavolo anche della Provincia permetterà di ragionare a tutto tondo su uno scacchiere più ampio».
ADDIO MUSP. Ma i Musp non dovevano essere utili all’uopo e non solo? «I Musp sono sfumati – conferma l’assessore -. Erano una promessa dell’ormai ex ministro Fedeli, ma non certificata, per così dire. Con il cambio del Governo, quell’impegno verbale è diventato una promessa mancata».
GIU’ LA SAN GIORGIO. Nel futuro della programmazione comunale delle nuove materne, elementari e medie cittadine, potrebbe esserci anche l’abbattimento della storica media San Giorgio di via Cerulli Irelli. «Se ne parlava anche in passato – conferma l’assessore Di Padova -. Si dovrà valutare la convenienza della ristrutturazione per renderla sicura e non è escluso che in questo caso potrebbe essere meno costoso abbatterla e ricostruirla con nuovi e aggiornati criteri anti terremoto».