Ex manicomio: l'Ordine degli Architetti diffida l'Università

TERAMO – Dopo le richieste di modifiche di un mese fa, l’Ordine degli Architetti della provincia di Teramo ha diffidato l’Università di Teramo per il bando di progettazione dell’ex manicomio.

“ Con una nota indirizzata al Responsabile Unico del Procedimento (Rup) e, per conoscenza, al Rettore dell’Università di Teramo e al sindaco della città capoluogo – scrivono i professionisti – il Consiglio Nazionale degli Architetti ribadisce le criticità già illustrate con precedente comunicazione dalla Federazione Architetti di Abruzzo e Molise relativa al concorso di idee per la riqualificazione dell’ex ospedale psichiatrico di Teramo. La nota evidenzia le numerose criticità del bando, negate dal Rup, e ne chiede la modifica. In caso contrario l’organismo nazionale degli Architetti si riserva di ricorrere all’Anac (Associazione nazionale anticorruzione) ed a valutare, unitamente all’Ordine provinciale, l’adozione di ogni azione giudiziaria ritenuta necessaria per garantire la corretta applicazione della normativa vigente.

Problemi – ha continuato l’Ordine degli Architetti della provincia di Teramo – anche per il bando di prestazioni tecniche di supporto al Responsabile Unico del Procedimento da parte dell’Istituto Zooprofilattico. Infatti la Fondazione Inarcassa ha evidenziato criticità relative soprattutto alla determinazione dei compensi, non determinate secondo il decreto parametri.Anche in questo caso la Fondazione si riserva di attivare il precontenzioso all’Anac per bloccare il bando, ritenuto non rispondente alle norme vigenti“.

«Si tratta, purtroppo – ha detto il presidente dell’Ordine degli Architetti di Teramo, Raffaele Di Marcello – di una continua lotto contro gli enti che, sulla scia del Governo regionale, ignorano troppo spesso l’esistenza di una normativa precisa che li obbliga ad appicare compensi minimi per le prestazioni tecniche. Non è nostra intenzione rallentare l’esecuzione di opere strategiche per il territorio – continua Di Marcello – ma la costante elusione della legalità da parte di chi, invece, dovrebbe tutelarla, non può essere ignorata, anche per tutelare la qualità delle prestazioni tecniche che, se sottopagate, difficilmente potranno assicurare quella qualità e completezza che la legge e la deontologia professionale pretendono.