I ponti cittadini sono sicuri ma ripararli costa troppo (7,5 milioni). D'Alberto: «Ponte a catena a fine corsa»

TERAMO – I ponti cittadini sono staticamente sicuri. Lo hanno ribadito il sindaco Gianguido D’Alberto, l’assessore ai lavori pubblici Stefania Di Padova e i tecnici comunali questa mattina. Ma è anche vero che ponte San Gabriele ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti e che il Ponte a Catene non potrà svolgere il suo ruolo per molto tempo ancora. Nel primo caso, lunedì una riunione in prefettura porrà al centro della discussione tra Comune e Anas la questione della proprietà della struttura ma anche dei lavori urgenti da fare. D’Alberto e Di Padova però sono stati chiari: «La proprietà è dell’Anas, non si è concluso l’iter di passaggio della competenza al Comune». Per il secondo caso, la necessità di un nuovo ponte, che sostituisca il guado di Carapollo, è stata indicata come prioritaria dallo stesso primo cittadino. Il punto della situazione sulle opere infrastrutturali comunali (ce ne sono circa un centinaio) è stato fatto in una conferenza stampa in occasione della rilevazione svolta su richiesta del Ministero delle Infrastrutture, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Il Comune, in tempi record, ha stilato un prospetto che contiene 9 ponti e un muro di contenimento (quello di via De Gasperi), di cui si ipotizzano cifre necessarie per la loro messa in sicurezza e, in aggiunta, di quanto servirebbe invece per l’adeguamento sismico. Ma una cosa è emersa chiara: per fare la prima, la messa in sicurezza, servirebbero 7,5 milioni di euro, per la seconda una cifra tra i 30 e i 35 milioni. E solo per queste 10 strutture. Che ovviamente il Comune non ha.
I ponti individuati sono stati costruiti in tre diversi secoli: sono due dell’800 (ponte San Ferdinando e Ponte a Porto), cinque nel ‘900 (San Francesco, Messato al bivio di Santa Chiara, Cartecchio, Fosso Cona, Ponte a Catene) e due negli anni ‘2000 (via De Gasperi e Fosso Ceppato). C’è poi il muro di via de Gasperi, di fronte al Lidl. Tre le fasi di intervento previste, nel breve, medio e lungo periodo. Il Comune da sè, è in grado di svolgere soltanto gli interventi di eliminazione della vegetazione infestante e il ripristino delle barriere di protezione, il resto potrebbe essere fatto soltanto con un intervento dello Stato, come si augura il sindaco D’Alberto, che ha annunciato anche una inversione di tendenza sull’atteggiamento da tenere rispetto alle emergenze del territorio.