ASSEMBLEA ‘CALDA’. Anche se non è stata ancora decisa la data, il rischio di tornare a tenere un’assemblea dei soci ‘calda’, nonostante i ripetuti appelli del sindaco Gianguido D’Alberto a tenere bassi i toni, è insito nella situazione creatasi nella gestione dei conti. L’estratto conto della municipalizzata aggiornato a qualche giorno fa, ha numeri in rosso perfino nel calcolo delle somme che mensilmente gli uffici preposti devono versare mensilmente nelle casse della società ambientale.
IL RESTO DEL DEBITO. Ci sono poi i conguagli Pef, che ammontano a un altro milione scarso e fanno in totale 2.3 milioni. Corre dietro ai residui la contabilità, perchè all’appello mancano ancora somme mai saldate che portano il nome di verde pubblico e razionalizzazione della spesa che tradotto in euro ammonta ad altri 600mila euro. E siamo a 2.9 milioni, che possiamo definire eredità dell’amministrazione Brucchi. C’è poi quello che ricade sotto l’amministrazione D’Alberto, vale a dire il cosiddetto corrente, i pagamenti delle fatture della TeAm per i servizi di igiene urbana. C’è purtroppo l’arretrato, che ammonta finora a 1.5 milioni, che fanno toccare alla somma quota 4.4. L’ultimo versamento dal Comune è di fine ottobre per saldare il mese di agosto o settembre, il che fa lievitare il credito TeAm fino a circa 4,8 milioni di euro.
SOCIETA’ IN HOUSE. In un contesto del genere, dove trovare i denari per acquisire la quota del socio privato, valutata almeno 1.7 milioni di euro, anche nell’auspicata ipotesi di una svalutazione, probabilmente non condivisa dal curatore fallimentare Marco Basaglia, fino, diciamo a titolo di esempio, fino a 500mila euro? Insomma, la strada verso la trasformazione in house della TeAm potrebbe complicarsi, a parte tutte le considerazioni che questa operazione implicherebbe, a cominciare dal destino di buona parte del personale.
SOCIO PRIVATO. Ecco perché una decisione diventa quasi non più rinviabile. Anche perché, come anche adombrato dai sindacati di recente, un altro scenario potrebbe non essere più tanto remoto, seppure la gara a doppio oggetto possa aver fatto sembrare altro: la quota Enertech in mano alla curatela fallimentare nominata dal tribunale di Venezia potrebbe far gola. E indurre un nuovo soggetto privato ad acquisirla, a una somma più vicina alla valutazione fatta dalla curatela. Il Comune verrebbe a trovarsi con un nuovo socio di minoranza in casa. Sicuramente più attivo e in possesso di liquidità diversa dall’Enertech, al punto tale da risanare e rilanciare la Teramo Ambiente. Fanta… partecipate?