I vertici della Teramo Ambiente: «Tuteliamo la TeAm e 200 lavoratori». Probabile ritocco alla tassa

TERAMO – Una iniziativa di autotutela, che va nella direzione di lasciare traccia di una iniziativa dovuta, forse per troppo tempo ritardata e rinviata, e che può portare benefici al bilancio per qualsiasi futuro investimento sull’assetto sociale. Può essere interpretata così la richiesta di arbitrato sui crediti che l’azienda vanta dal Comune, presentata lunedì al tribunale di Teramo: Ad e presidente si sono ‘coperti le spalle’ rispetto ai loro doveri di amministratori per una una somma da incassare alta (3,7 milioni di euro oltre interessi maturati) che sarebbe comunque da saldare in vista di eventuali trasformazioni della società in totalmente pubblica o in house, oppure in caso di avvento di un nuovo socio privato. C’è però anche chi collega l’iniziativa congiunta dell’amministratore delegato Pietro Pelagatti e del presidente Pietro Bozzelli alla richiesta di farsi da parte fatta dal sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, a Bozzelli. 

BOZZELLI. Il presidente però non lo conferma, preoccupandosi di chiarire gli aspetti formali e contabili: «Perchè questa iniziativa legale? Io devo tutelare la Teramo Ambiente, il Comune stesso e la sorte di 200 lavoratori – dice Pietro Bozzelli -. La gestione di un’azienda deve poter contare su una certa liquidità, cosa che al momento e da troppo tempo la TeAm non ha». 

TENTATIVI A VUOTO. A detta di Bozzelli sono andati finora a vuoto diversi tentativi da parte degli amministratori della municipalizzata di avere assicurazioni sui crediti inesigibili, sui conguagli Pef dal 2010 al 2014 e sugli ‘spiccioli’ che portano il debito comunale a quasi 3,7 milioni di euro (4,8 se si contano anche i pagamenti dei servizi correnti in ritardo): «Nel dicembre del 2017 il commissario straordinario Pizzi – continua il presidente della TeAm -su nostra richiesta aveva dato mandato agli uffici di verificare i crediti e la risposta fu che non erano dovuti: ecco dunque che ci vuole un arbitrato per dirimere il contrasto dei pareri tra noi e l’amministrazione, no?»:

 
11 MESI SENZA RISPOSTA. In epoca passata tutti ricordano del contrasto tra l’allora Ad Luca Ranalli e il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, sull’esigibilità dei crediti e il relativo ricorso al Tar dell’amministratore (che alla lunga fu messo alla porta anche per quella iniziativa legale). Non si approdò a nulla, così come non si è approdato a nulla con due richieste di transazione: «Le abbiamo fatto nel tempo – commenta Bozzelli – ma dal Comune, da 11 mesi non abbiamo mai avuto risposta».

DECRETI A MOTE ED ECOTEDI. La governance TeAm contesta che qualcuno, un domani, potrebbe avanzare pretese di responsabilità civile nei confronti di presidente, amministratore e responsabili del controllo contabile, sul mancato recupero dei crediti cui è obbligato il socio di maggioranza, al contrari di quanto invece è accaduto nei confronti di altri soci, come il MoTe (con cui era stato avviato un arbitrato) o l’Ecotedi.

CLIMA DA TRAGEDIA. In molti si affannano a interpretare lo scenario che si è improvvisamente aperto con la richiesta avanzata dagli amministratori TeAm. In definitiva, commentano gli esperti, non è crollato il mondo, al di là di un ‘atto ostile’ tra compagni di viaggio nell’amministrazione di una cosa a maggioranza pubblica. Non corrisponderebbero al vero cioè, che le conseguenze dell’arbitrato potrebbero mettere al tappeto il Comune o, tantomeno, provocare il fallimento della Teramo Ambiente.

RITOCCO ALLA TARI. Perché, spiegano, soltanto una parte del debito di 3,7 milioni, circa 700 mila euro, peserebbe sul bilancio comunale. Si tratta delle somme spese per la razionalizzazione della spesa pubblica e del verde del 2010. Perché i 380mila euro anticipati dalla TeAm per conto del Comune per la messa in sicurezza dei padiglioni cimiteriali – e ancora non rimborsati -, sono a carico della Regione o del Cor per i danni del sisma o, al peggio, possono essere tamponati con i 5 milioni che il Comune incassa dalle assicurazioni. Il nodo è sui 2,5 milioni tra crediti  inesigibili (1,3) e conguagli Pef (1,2): come ha già indicato la sentenza del Tar con cui fu respinto il ricorso di Ranalli, sono somme che il Comune può spalmare in 10 anni al massimo, con un rateo annuale in fin dei conti meno pesante del previsto. E’ ovvio che si tradurrebbe in un costo in più, anche se definito irrisorio, del valore di qualche euro all’anno, per le famiglie teramane nella bolletta della Tari.

L’ASSEMBLEA DEI SOCI. Certo il clima dell’assemblea dei soci di dopodomani, 30 novembre, non sarà dei migliori. Tutto sarà possibile, dal confronto serrato, alla ricerca di soluzioni comuni, al colpo di scena che potrebbe essere rappresentato anche dalla revoca, da parte del sindaco D’Alberto, dei componenti del Cda di sua nomina: il presidente Bozzelli e la consigliera Elda Forcella. Questo farebbe decadere automaticamente il consiglio di amministrazione e dunque anche l’amministratore delegato Palagatti che è nominato dal socio privato. Ma poi occorrerebbe un bando pubblico per l’individuazione del nuovo presidente, con dilatazione dei tempi e dei problemi per la gestione già difficile della Team, e tutto sommato il gesto potrebbe essere interpetato come un autogol del sindaco.