Ha riaperto la Pinacoteca civica con i suoi inestimabili tesoretti. D'Alberto: «E' il capitale della nostra cultura» INTERVISTA

TERAMO – Ha riaperto al pubblico, dopo due anni di chiusura ma non per le conseguenze del sisma, la Pinacoteca comunale di viale Bovio. La ‘vernice’ per la cittadinanza, nel pomeriggio, è stata piena di emozione e densa di aspettativa, condita anche dall’atmosfera natalizia. Particolarmente importante per il sindaco Gianguido D’Alberto e per l’assessore comunale alla cultura, Gigi Ponziani, che hanno segnato un punto di partenza per la ricostituzione di un percorso culturale «che – hanno detto – sia ‘capitale’ della città e che possa porre le basi per una candidatura, questa sì credibile stavolta, di Teramo, in futuro, quale capitale della cultura». E’ importante sottolineare, come ha fatto l’assessore Ponziani, come sia stato possibile tornare a utilizzare questi spazi, dalla grande tradizione storica – la Pinacoteca fu fondata esattamente 150 anni fa, nel 1868 -, facendo ricorso «all’intelligenza e alla volontà». Il lavoro di ristruttrazione non è stato facile, anche perchè la vecchia amministrazione aveva lasciato la Pinacoteca nel limbo, in attesa di individuare una sede per le opere del museo archeologico, ‘sfrattate’ dal terremoto con il palazzo civico di via Delfico dichiarato inagibile.
Ponziani ha rilevato come il Comune di Teramo abbia compiuto uno sforzo «assecondato come non mai dalla Soprintendenza che ha non solo coadiuvato il Comune in questa fase di rilancio delle sue istituzioni culturali, ma ha anche consentito in tempi ravvicinati il recupero alle nostre collezioni d’arte del Polittico di Giacomo da Campli, Madonna in trono con il Bambino tra i santi Giovanni Battista, Francesco, Bernardino, Girolamo detta  Madonna del melograno, che da ben 11 anni mancava dalla nostra città.  Adesso, finalmente – ha aggiunto l’assessore alla cultura -, questa opera così identitaria e di sommo valore che da 150 anni è parte integrante del nostro patrimonio collettivo torna a mostrarsi ai visitatori nella sua magnificenza. Infine la scelta di affidare lo studio progettuale propedeutico al riallestimento ad uno studioso di chiara fama quale il professor Stefano Papetti ha avviato un metodo di lavoro e un intento programmatico che vuole essere di svolta rispetto al passato: la presenza contemporanea di un restauratore e la conseguente valutazione dello stato di conservazione delle opere, molte delle quali abbisognano di interventi di restauro per troppo tempo tralasciati e che saranno anch’esse oggetto di più mirate azioni, stanno a dimostrare la validità e la serietà dello sforzo che si sta compiendo».