Ordine avvocati, resta forte la polemica. Rinnovamento forense accusa: "Il rinvio di sei mesi deciso dagli ineleggibili"

TERAMO – Non accennano a placarsi le polemiche all’interno del mondo forense teramano, anche dopo lo slittamento delle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine degli avvocati al prossimo luglio, deciso all’indomani della rivoluzione legislativa che ha stravolto i progetti e gli obiettivi di chi era alla guida degli ordini forensi da oltre due mandati. E’ stato infatti interpretato come atto d’imperio che andava evitato la decisione del Consiglio uscente di adottare la salomonica decisione, ma con tempi così dilatati da far gridare allo scandalo. A sollevare dubbi sull’operato trasparente, definendo la decisione ‘sconveniente, che conferma l’esigenza di un rinnovamento della nostra rappresentanza”, sono i legali che compongono la lista ‘Rinnovamento forense’ guidata dall’avvocato Fabrizio Acronzio, che per primi, con la loro proposta elettorale, si erano resi disponibili a un cambiamento radicale delle politiche gestionali dell’avvocatura locale. Adesso puntano il dito sulle modalità e nel merito della decisione del consiglio uscente di far slittare la consultazione di rinnovo fin quasi alla scadenza del periodo di vacatio: «Il differimento non era necessario – scrivono gli avvocati di Rinnovamento forense – perché la questione della ineleggibilità (al terzo mandato, sancita prima dalla Cassazione e poi confermata dal Governo con un decreto legge, ndr) interessava unicamente 8 dei 42 candidati e pertanto le consultazioni potevano svolgersi regolarmente nelle date già fissate, dovendo essere eletti 15 componenti». Ma il rilievo affonda sull’aspetto della mancata astensione dalla decisione di colore che avevano una sorta di conflitto di interessi nella scelta: nel consiglio si sono infatti astenuti i soli avvocati Maurizio Reale, Alessia Moscardelli e Nicola Rago, quest’ultimo candidato alla presidenza in una delle 4 liste e secondo la nuova normativa, ineleggibile: «La decisione di rinviare le elezioni è stata assunta con il voto favorevole e maggioritario dei consiglieri ineleggibili che avevano presentato la loro candidatura e che avrebbero dovuto astenersi dal votare un provvedimento su una materia che li vedeva direttamente interessati». Ma il vero interrogativo è sul perché «la posticipazione a luglio della consultazione elettorale, ben potendo il differimento essere contenuto entro i mesi di febbraio-marzo, come è avvenuto nella maggior parte degli altri fori». Secondo Rinnovamento forense, appare contraria all’interesse dell’avvocatura locale, «tanto più ove si consideri che il Consiglio scaduto dovrà limitarsi al disbrigo degli affari correnti».