Rudere di via Muzii, serve un blitz per rimuovere il rischio: Teramo 3.0 indica la rotta

TERAMO – L’Associazione politica Teramo 3.0 sostiene che c’è un intero quartiere del centro storico che vive sotto sequestro per colpa di un edificio privato a rischio crollo. E ha ragione. Ma se Santa Maria a Bitetto lo è fisicamente, l’intera comunità teramana è sotto sequestro metaforicamente, aggiungiamo noi. Perchè è mai possibile che l’amministrazione pubblica vive sotto scacco, senza aver uno strumento utile a ripristinare la legalità di una situazione che tra l’altro, assume i contorni di un grande rischio per la collettività? Il palazzo pericolante di via Muzii, angolo vico del Cigno, angolo largo Anfiteatro, è da anni il simbolo del degrado e dell’incuria. E soltanto una battaglia legale – che sopravvive soltanto per l’atteggiamento molle e connivente della pubblica amministrazione – l’ha ‘vestito’ di dignità edilizia, considerato che i pezzi in piedi valgono meno di quelli venuti giù negli anni. E ora di predenre decisioni drastiche, dopo l’ennesimo distacco di cornicioni e pietrisco e Teramo 3.0 indica la strada: "Il Codice Penale prevede specifiche sanzioni a carico dei proprietari di edifici o costruzioni che minaccino rovina, così come è parimenti prevista la misura del sequestro preventivo di un immobile quando vi sia pericolo che la libera disponibilità dello stesso possa aggravare o protrarre il nocumento arrecato alla popolazione". Dove sono i solerti magistrati, spesso tempestivamente ai blocchi di partenza in altre vicende cittadine di pubblico interesse? L’ex Palazzo Pompetti, ad esempio, è tanto diverso dal rischio per la pubblica incolumità rappresentato dal rudere di via Muzii? Tutto attorno, come sostiene Teramo 3.0, ci sono attività che fervono e pullulano di persone, “sia il mercato coperto, sia l’Auditorium di Santa Maria a Bitetto (dove peraltro si celebrano matrimoni, oltre a numerosi convegni e concerti), sia numerose attività commerciali ed enogastronomiche che occorre preservare dai ben noti ed oramai inveterati disagi". 
La via, se non giudiziaria, potrebbe essere quella indicata dall’adozione di un eventuale “Regolamento per l’acquisizione al patrimonio comunale, la riqualificazione e il riuso di beni in stato di abbandono nel territorio comunale”, che Teramo 3.0 suggerisce sulla scia di quanto fatto da altri comuni quali Milano, Napoli, San Rufo (SA), Terre Roveresche (PU): "Gli edifici abbandonati e fatiscenti – scrive la lista Teramo 3.0 – potrebbero essere acquisiti e riutilizzati dall’amministrazione comunale, al pari di altri cespiti abbandonati e in grave stato di degrado e incuria che si rivelano pericolosi per l’incolumità pubblica e che non siano più manutenuti, utilizzati o abbiano perso l’interesse dei proprietari"