Debito esproprio piazza Sant'Anna: adesso il Comune vuole chiudere la transazione con gli eredi Merlini

TERAMO – Forse il traguardo dei 50 anni potrebbe mettere fine all’annosa questione che contrappone dal 1969 il Comune di Teramo agli eredi Merlini, quel contenzioso attorno al quale ‘balla’ un debito di 1,5 milioni di euro per una procedura di esproprio viziata all’origine e relativa al parcheggio di piazza Sant’Anna. Rimpallata tra amministrazione Brucchi e gestione commissariale, la vicenda è diventata ‘patata bollente’ per la giunta D’Alberto che però ha intenzione di affrontarla senza trascinarla più innanzi e renderla fardello per le successive generazioni di amministratori. Se ne è occupato la Commissione Affari generali ieri mattina e l’indirizzo offerto dall’assessore Sara Falini è di quelli che dovrebbe mettere la parola fine al contenzioso: il Comune proporrà 750mila euro, con una transazione al 50 per cento della somma chiesta dai fratelli Francesco e Camilla Merlini e sancita dai giudici della Corte d’Appello. Decisivo il parere dell’Avvocatura comunale, che ieri ha esposto ai componenti i capisaldi della trattativa, per formulare una proposta transattiva che dovrà passare al vaglio del consiglio comunale per avere il via libera definitivo. Si chiuderebbe nel caso un risarcimento che i cinquant’anni trascorsi dall’esproprio irregolare hanno ‘gonfiato’ oltremodo, sfiorando il milione e mezzo di euro da una somma iniziale di qualche decina di milioni di lire. Una vicenda che trae origine dalle gestioni amministrative delle giunte dirette da Carino Gambacorta (fino al 1969) e da Ferdinando Di Paola (fino al 1979).  L’area della proprietà Merlini fu trasformata in parcheggio ma il Comune perfezionò formalmente la procedura solo vent’anni dopo con una delibera di giunta alla quale non seguì un decreto di esproprio, né una trattativa per l’acquisto della proprietà. Da qui il contenzioso con il Comune, avviato nel 1991. Su questa data il Comune, nelle gestioni recenti, aveva eccepito il diritto di usucapione in suo favore dal momento che il termine quinquennale era già decorso dall’eventuale illecito. La prima sentenza del tribunale di Teramo aveva dato ragione al Comune, ma l’appello, nel 2015, ha ribaltato l’esito: i giudici decretarono l’area come edificabile e disposero la quantificazione del danno che, con interessi e rivalutazione, è salito da 75milioni di vecchie lire alla somma attuale di un milione e 460mila euro. C’è ovviamente ricorso in Cassazione (il secondo dopo una precedente sentenza di rinvio in Appello con esiti negativi per la pubblica amministrazione) ma esisterebbero pochi margini per un ribaltamento della sentenza. L’attualità è un decreto ingiuntivo sul quale adesso si tratta: «Abbiamo tutte le intenzioni – ha detto l’assessore Sara Falini – per proporre la chiusura del contenzioso: si tratta di una questione ereditata che crediamo debba essere chiusa dopo 50 anni di discussione tra le parti, affinché non si trascini ancora e ingessi le future amministrazioni».