Ecco i vizi della raccolta differenziata: controlli e multe delle Gadit, per il teramano separare è difficile FOTO

TERAMO – I bustoni neri sono l’icona del fallimento della raccolta differenziata a Teramo, la zavorra che non permette ai teramani di staccarsi da quel 64% fisso da tempo che nega la possibilità delle tariffe puntuali o eventuali sconti sulla Tari. Il bilancio di una serata trascorsa al fianco delle Guardie Ambientali d’Italia e degli operatori della Teramo Ambiente è purtroppo deprimente. I controlli su strada dei volontari in divisa da guardie giurate dimostrano che il teramano medio non sa o non vuole separare i rifiuti e sceglie quei bustoni neri per occultare la propria pigrizia e nascondervi di tutto. E le ‘isole ecologiche’ fai da te crescono a dismisura nella notte: non stiamo parlando delle micro discariche di periferia, del lancio della busta di organico tra rovi e anfratti, ma degli accumuli  del martedì sera, alla vigilia del ritiro del rifiuto secco e indifferenziato, nel centro della città.
Da via Vecchia alla Cona, da viale Crucioli a via Savini, a via Delfico, via Po, corso San Giorgio, l’andazzo è uguale: non vedi un mastello grigio, ormai sempre più raro, ma tanti bustoni neri. E’ come se si andasse tanto di fretta e dentro all’unico contenitore si ficca di tutto, dal vetro, alla plastica, addirittura al rifiuto organico: tutto tranne quello che si chiama secco.
A favorire questo tipico vizio teramano c’è la sicurezza di non aver mai sentito di controlli a campione. Eppure ci sono. Le Guardie ambientali d’Italia, che hanno stretto una convenzione con la Teramo ambiente per due anni, agiscono dopo il conferimento, un pò dappertutto. «Dal 2016 a oggi abbiamo elevato circa 300 sanzioni solo sul territorio comunale di Teramo – dice Enzo De Fabiis, vicepresidente della Gadit di Teramo – e verifichiamo il corretto conferimento dei rifiuti». Verbali di constatazione alla mano, si scava grazie all’ausilio degli operatori della Teramo Ambiente, tra i sacchi dell’immondizia e solo tra di essi. I mastelli non vengono controllati, anche perché se utilizzati, bastano allo scopo.  E dentro i sacchi viene fuori di tutto e tra questo anche quegli indizi che permettono di risalire al ‘proprietario’ del rifiuto sbagliato. Ci sono biglietti da visita, fatture, vecchie assicurazioni di auto buttate al macero, bollette del gaso o della luce, tutto ciò che riconduce a un nome e cognome e a un codice fiscale. In una serata come quella di mercoledì, la ‘caccia’ ha fruttato una decina di verbali: il sacco con l’errato conferimento viene aperto, il contenuto fotografato e accanto ad esso il documento o l’indizio che identifica chi ha confezionato quella busta. Il lavoro delle guardie giurate passa poi al comando vigili urbani dove si provvede alla contestazione della sanzione amministrativa, dai 100 ai 160 euro. «Ne sono state recapitate diverse – dicono alla TeAm – e nessuno ha mai contestato, bensì le multe vengono pagate tutte». Segno, in molti casi, della consapevolezza dell’infrazione.
Ma non è possibile identificare un utente medio trasgressore. Perchè spesso la responsabilità di ammucchiare tutto in una busta invece di mandare alla raccolta il rifiuto secco vero e proprio, rientra nella responsabilità delle imprese di pulizia, come abbiamo potuto accertare di persona nel caso di un ‘insospettabile’ ufficio pubblico nella zona di Porta Madonna: dentro i contenitori lasciati in strada, c’erano tazzine di plastica per il caffè, plastica di ogni tipo, carta e documenti di ogni tipo, molti dei quali identificativi dell’ufficio regionale e dunque prova inconfutabile. Oppure ancora come i rifiuti lasciati in una zona centralissima della città da uno studio dentistico: dentro alle due o tre buste di formato condominiale, anche in questo caso, c’erano molte paia di guanti in lattice usati, siringhe e altro materiale speciale che andrebbe smaltito con un percorso diverso da quello del conferimento stradale. E ancora: alla Cona, dentro le buste nere c’erano rimasugli di banchetti, tetrapak di latte e brodo, bucce di arancia, pane e tanta, tanta plastica. Poco prima, in viale Crucioli, i documenti cartacei riferibili a un cittadino cinese residente in zona, ha permesso di formare un verbale (che gli verrà recapitato a casa) con la sanzione: tra i residui organici, le Gadit hanno trovato giocattoli rotti, bombolette spray usate, vasi di piante. Per non parlare di chi deve aver fatto lavori in casa e ha pensato di smaltire l’intonaco e le vernici tra le buste di plastica e l’ultima cena. 
Gli esperti della TeAm ricordano che l’accumularsi di tanto rifiuto è di per sé sinonimo di errato conferimento già a prima vista. Il martedì sera il materiale esposto dovrebbe essere minimo se la differenziata fosse fatta per bene, secondo regola. Ecco perché i mastelli in distribuzione (a proposito chi ne ha bisogno ne può ritirare gratuitamente anche due, ndr) sono sufficienti secondo i calcoli. Perché il rifiuto secco in fin dei conti dovrebbe essere minimo dentro le abitazioni.
Una volta  esaminato il contenuto, i bustoni con i rifiuti finiscono nel Porter degli operatori della TeAm, con destinazione impianto di compostaggio, nel Chietino, senza possibilità di separazione. E’ un bene prezioso per chi li riceve perché lo fa pagare a peso d’oro, e la raccolta differenziata in città si carica invece di un fardello che ‘pesa’ sull’intera raccolta come un macigno. Sui calcola che in un anno la spesa per questi conferimenti errati ammonti a una somma tra il milione e il milione e 200 mila euro per la municipalizzata cittadina.
Questione di cultura? Sicuramente sì, anche se appare impossibile capire perché, spesso, dentro i bustoni neri ritrovi altre buste con rifiuto differenziato, segno che a monte una selezione è stata fatta ma che poi non viene portata a compimento, con il conferimento di quei materiali nei giorni deputati alla raccolta. E’ come se ad un certo punto ci si stufasse dell’aver separato e tutto finisce in un unico contenitore.
E non sono soltanto i condomini o gli utenti domestici a incorrere nello stesso errore. Prendete gli esercizi pubblici. Il giro notturno, partito da via Vecchia e snodatosi in tutto il centro storico, si conclude poco prima delle 23 in una via centralissima, dove lo spazio esterno di un bar è ricolmo di immondizia: come può produrre tanto rifiuto secco un esercizio commerciale alimentare? L’arcano è svelato dalla verifica del contenuto di almeno una trentina di bustoni: c’è di tutto, nonostante i vicini cassonetti dell’organico e della plastica siano pressoché vuoti. Dalla massa per fare i dolci e le pizze, a tanti dolci non consumati, ai contenitori per alimenti, bicchieri e piatti di plastica, perfino la carta da forno… Basteranno le multe a far invertire la rotta?