Appello per l'ex convento della Madonna delle Grazie: inagibile, custodisce tesori e un teatro FOTO

TERAMO – In tanti ne chiedono una quarta ricostruzione, dopo quelle epocali della seconda metà del ‘400, con l’arrivo dei francescani, del 17esimo secolo con la trasformazione in stile barocco e quella di fine Ottocento. Se allora furono necessità organizzative e religiose a determinare l’intervento di ristrutturazione o ampliamento, oggi per il Convento della Madonna delle Grazie esiste una causa di forza maggiore: il terremoto. Inagibile dalle scosse del gennaio 2017, accanto al Santuario, che pure è scampato ai rischi connessi con uno sgombero forzato che lo avrebbe condannato a morte (ricordiamo tutti la settimana di chiusura di appena una settimana di un anno fa), l’aggregato storico dall’incantevole chiostro è un tesoro che allo stato attuale, per la Teramo turistica e inclusiva, potrebbe costituire un valore aggiunto.
La proprietà, è noto, è del Ministero dell’Interno che gestisce attraverso le prefetture il Fec, il Fondo ecclesiastico. Ma purtroppo al momento, il ritardo della ricostruzione pesa con un doloroso fardello anche su queste strutture di grande pregio artistico. Il grido di aiuto arriva non solo dai residenti e dai Frati francescani minori, un cui drappello resiste ancora nel santuario, ma anche dalle sensibilità artistiche e culturali che conoscono il valore di questa edificazione. Molti temono che nella valutazione complessiva della ricostruzione pubblica e religiosa, questo santuario non attiri la stessa attenzione.
Un viaggio all’interno della struttura mostra anche negli angoli più reconditi tutto il suo splendore, oggi purtroppo sbiadito da uno stato di abbandono, minati però da pericolose infiltrazioni e a rischio di offese indelebili da parte degli agenti atmosferici. Il chiostro riassume uno spaccato della storia che ha attraversato questi luoghi: la loggia doppia di archi a tutto sesto circonda un quarto lato, il più antico, che è eredità dell’antico Convento di Sant’Angelo delle Donne, conserva ancora le strette finestre ‘a doppio sguancio’, che costituiscono affaccio sullo storico cortile delle stanze che hanno ospitato prima le suore benedettine, poi i frati francescani minori. E che oggi sono desolatamente vuote, ma lasciano immaginare potenziali stanze di accoglienza, fornite di servizi interni e tanto spazio. Utili per l’ospitalità di giovani studenti, potenziali senzatetto, persone assistite dalle diverse onlus, o da associazioni come ‘Multa Paucis’ che gestisce la mensa dei poveri nella zona posteriore di questo ex convento (leggi altro articolo di questa pagina, ndr) e che hanno necessità di posti letto per meno abbienti.
Proprio a livello di pianterreno, in quello che fu l’antico refettorio, grazie agli esperti della Soprintendenza e al restauro commissionato dai club Rotary e Inner Wheel tra il 2001 e il 2002, è stato possibile salvare il dipinto del ‘Cristo Pingitore’, quel che resta dopo il danno dell’occupazione nazista che qui all’ex convento stabilì il quartier generale. Proprio la presenza di tesori religiosi e artistici rilancerebbe la Teramo turistica, con passaggio obbligato al Santuario della Madonna delle Grazie (dove fino al prossimo ottobre resta aperta la Porta Santa mariana, per concessione di Papa Francesco, ndr) e dintorni, dove sono state pure scritte pagine importanti della resistenza antifascista. A completare il potenziale culturale di questa zona urbana e a rafforzare l’appello a intervenire per il suo recupero, c’è un piccolo teatro con tanto di palcoscenico rialzato, capace di ospitare nella sua platea rettangolare, almeno 200 spettatori: non è difficile ipotizzare il suo utilizzo per assemblee, incontri culturali, rappresentazioni teatrali o attività di quartiere e catechistiche. Una richiesta di intervento di recupero, formalizzata dai padri francescani (che abitano e gestiscono questo Santuario da ormai 5 secoli), è stata inviata alla prefettura, che risulta aver messo in moto le procedure per individuare soluzioni edilizie necessarie, ma al momento senza esito conosciuto. L’auspicio che giunge da più parti e che di questo tesoro storico e architettonico non ci si ricordi soltanto ai primi di luglio, quando la città celebra la ricorrenza della sua patrona, con una festa per la cui difesa ha visto scendere in campo, di recente, associazioni e amministratori.