Gli sfollati di Colleatterrato pronti a scendere in strada: l'assemblea si trasferisce a piazza Martiri FOTO

TERAMO – La rabbia si misura dalla confusione, da come vorrebbero spaccare il mondo per far capire la propria esaperazione di sfollati che ogni notte sognano di tornare nella propria casa, di affitto o di proprietà, comunque nido sicuro e affettivo dal valore inestimabile. Nell’assemblea pubblica organizzata dallo Sportello Sociale e dall’Unione sindacale di base c’è chi vorrebbe esporre striscioni o lenzuola alla finestra, per ‘marchiare’ visibilmente il numero dei fuori casa, chi firma per esserci alla manifestazione romana di sabato che riunirà pullman di sfollati dall’intero cratere del sisma del Centro italia, chi addirittura vuole occupare le proprie case, quelle inagibili e sfidare le autorità. Quello Stato che, cambiando l’ordine dei fattori, ha sempre prodotto lo stesso risultato: zero nella Ricostruzione. Ma alla fine, si opta per un presidio-assemblea in piazza Martiri il 25 maggio.
Al Centro commerciale Primavera di Colleatterrato Basso, si alza forte e chiaro il grido di Antonietta, 82 anni e tre traslochi in poco più di due anni per trovare la casa più adatta per sè e suo marito: "Ci vuole la rivoluzione! Io ne vedo sempre tanti che vengono sotto elezioni dicendo che ci aiuteranno ma poi…" e fa il gesto dell’ombrello al braccio. Non ha torto, come l’altro inquilino Ater di qualche decennio più giovane, che impreca scoraggiato quando vede che la discussione è ricca di buone intenzioni ma in concreto poco si ‘quaglia’: "Siamo sempre gli stessi – dice – ma se non ci facciamo sentire con iniziative dure mai altri ci seguiranno". Nell’assemblea si cerca di oltrepassare quel limite dentro il quale in questi due anni è più è rimasta confinata la lamentela, pensare e decidere azioni forti che richiamino l’attenzione di chi, altri sfollati, non sa quali diritti vanta e soprattutto di chi, politici legiferanti, sa quali diritti deve garantire. La presidente del Comitato di quartiere, Anna Di Ottavio, rimarca la poco piacevole vicenda degli alloggi acquistati dalla Regione, bollando come ‘deportazione’ la decisione di assegnarli agli sfollati in attesa di un rientro a casa propria che da queste parti leggono come sempre più lontano nel decennio. Ma oltre che l’assessore Valdo Di Bonaventura, l’unico esponente comunale (ed ex dipendente Ater) presente nel giorno del Consiglio, ci prova il sindaco Gianguido D’Alberto, al telefono da Roma dove è impegnato al ministero per la questione del Traforo, a precisare il metodo di assegnazione "su base volontaria" delle 148 abitazioni ‘invendute’ e acquisite al patrimonio regionale: priorità a chi è ospitato in strutture aberghiere, a nuclei familiari numerosi, con persone disabili e con anziani. Ed è già ora di decidere: il primo cittadino ha annunciato l’uscita del bando nei prossimi giorni e ha invitato a fornire al più presto richieste volontarie in modo da formare un elenco da cui poi ‘pescare’. E mentre c’è chi, come Tonino Serafini, invoca prese di posizione come le ‘invasioni’ anni ’80 al consiglio regionale per scongiurare la decuplicazione dei prezzi di affitto delle case popolari assieme a Totò Iacovoni e Pio Rapagnà, si decide di ‘farsi vedere’ e fare numero in strada: "Il 25 maggio saremo tutti in piazza Martiri per una nuova assemblea a cui inviteremo tutti i politici e gli amministratori, il commissario Ater, la Regione, perchè dobbiamo metterli tutti contro il muro – chiude Davide Rosci che ha gestito l’incontro con Armando Nevoso (Usb) -. Portate striscioni, firmateli con il nome del quartiere, del condominio, di chi volete, ma cercate di essere tanti".