L'addio al commissario Falconi con gli applausi e il corteo verso la sua questura FOTO VIDEO

TERAMO – Due lunghi applausi e il suono delle sirene consegnano alla memoria imperitura di chi lo ha conosciuto la cifra di quanto fosse benvoluto e di quanto fosse poliziotto dentro Ennio Falconi. Se ce ne fosse atato bisogno, la Cattedrale stracolma di gente, il picchetto della Polizia di Stato, prefetto, questore, sindaco e magistrati in prima fila assieme alle alte cariche delle atre forze dell’ordine, lo hanno fatto capire al resto del popolo che ha affollato le sue esequie. Tutto torna, nel giorno dell’addio al vice capo della squadra mobile, strappato dal cancro, a 58 anni, a Pina, Jessica ed Andrea, che in chiesa, in prima fila, si stringono l’uno all’altro in dignitoso dolore. L’immagine che ci torna è di quella persona che spesso la gente fermava per strada per ringraziarlo, perché in lui vedeva l’uomo dello Stato protettivo, che consegnava un senso di sicurezza. Non mancherà soltanto alla famiglia. Il vuoto lasciato all’interno della squadra mobile e della questura teramana in generale, è tangibile. I colleghi della sua ‘squadra’, la sua seconda famiglia, portano il feretro a spalla all’ingresso in Duomo e fanno altrettanto all’uscita, lo scortano lungo il corso fino a piazza Garibaldi dove il corteo si ferma per salutare la questura di viale Bovio, e sono tutti ancora lì con lui e i suoi cari. Così come lui c’era sempre per gli altri e per loro, sapiente dispensatore di consigli, dall’alto di una esperienza di anni di Polizia. "Gli brillavano gli occhi quando chiudeva indagini importanti – ha detto nel suo breve intervento di saluto il capo della mobile Roberta Cicchetti -, e riusciva a infondere stimoli importanti ai colleghi". E’ la figlia Jessica a consegnare alla navata il ricordo più intimo di Ennio in famiglia, che amava e proteggeva, e con le sorelle e il fratello, tra gli amici dell’adolescenza, nel suo lavoro in questura, la sua passione. Il suo ‘io’ lo ha confessato in due lettere, il commissario Falconi, in cui non ha tradito il suo essere realistico, pragmatico ma sempre aperto a profondi sprazzi di generosità e tenerezza. Ennio Falconi era così, un sorriso largo e protettivo, grande carattere e decisionismo. Come un vero alpino, come lo hanno ricordato le penne nere nel loro commiato in in chiesa. Addio Ennio, le lacrime sul volto del questore Enrico De Simone, del tuo capo Riberta Chicchetti, dei colleghi-amici, l’applauco spontaneo della gente comune in piazza, hanno lasciato in tutti una certezza: il tuo insegnamento vivrà per sempre. Perchè come lui stesso ha scritto prima di andare via per sempre… "il Signore richiama i più buoni perchè soltanto loro possono portare il peso della Croce".