Fondi neri per 'Al-Nusra', il Riesame scarcera 9 dei 10 che finanziavano il terrorismo con i tappeti

TERAMO – Un punto a favore delle difese nella complessa inchiesta sul presunto finanziamento dell’organizzazione estremista islamica ‘Al-Nusra’, attraverso fondi neri creati con le ristrutturazioni edilizie e la vendita dei tappeti, lo assegna il tribunale del Riesame dell’Aquila che ha annullato le ordinanze di custodia cautelare che avevano portato in carcere, una ventina di giorni fa, dieci persone tra le quali un ex imam, un imprenditore tunisino residente in Italia e una commercialista di Torino. Accogliendo il ricorso dei legali, gli avvocati Gabriele Rapali e Felice Franchi, i giudici aquilani hanno ritenuto al momento non sussistente un legame provato con il terrorismo islamico ma di sicuro un’importante quadro di evasione fiscale, attraverso un giro di fatturazioni false o gonfiate. In ogni caso per tutti gli indagati è stato disposto il divieto di riprendere le attività e soltanto per Jameleddine Brahim Kharroubi, il 57enne imprenditore tunisino residente a Torino ma di fatto domiciliato ad Alba Adriatica, considerata una delle figure chiave dell’inchiesta, gli arresti domiciliari. Le motiviazioni diranno quanto il Riesame ritenga di ‘salvare’ della linea accusatoria della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila che ha raccolto in oltre 200 pagine la richiesta di arresti per la decina tra tunisini e italiani (due) finiti in cella. E quanto si solido il teorema accusatorio nei confronti del personaggio chiave di questa indagine, colui che soprattutto in base alle intercettazioni viene definito come il canale di contatto con importanti imam, dai quali riceveva aggiornamenti sullo stato delle operazioni di guerriglia in Siria. Kharroubi, avrebbe fatto arrivare all’organizzazione islamica, negli ultimi, circa due milioni di euro, derivanti da un giro di false fatturazioni attraverso le imprese che gestisce nell’edilizia e nel commercio di tappeti.