Ospedale, D'Alberto rilancia per un Dea di II livello a Teramo e invita Biondi a un consiglio straordinario congiunto

TERAMO – La provincia di Teramo ambisce a un Dea di II livello nel territorio comunale del capoluogo, senza se e senza ma. Il sindaco Gianguido D’Alberto torna ad affrontare il tema della sanità per criticare la superficialità con cui la Regione ha affrontato "la questione teramana nel piano sanitario regionale, il ridisegno dellarete sanitaria e dei presidi ospedalieri: poche, scarne e vahe parole che lasciano trasparire tutta la superficialità e ‘assenza di visione strategica e futura". D’Alberto ritiene che accomunare ancora una volta Teramo e L’Aquila è un errore che "rimuove la storia, la morfologia e le caratteristiche infrastrutturali del nostro territorio: basterebbe ricordare le recenti calamità naturali, terremoto e neve in primis; la presenza del massiccio del Gran Sasso e del relativo traforo come praticamente unica via di transito tra i due capoluoghi; la distribuzione della popolazione su di un territorio principalmente montuoso e/o collinare".
"E’ venuto il momento di dismettere tali panni campanilistici e territoriali di bandiera – aggiunge D’Alberto -, di dismettere la casacche di partito e di fazione, e finalmente scendere in campo a difesa del nostro territorio, della nostra salute e della nostra sanità". Da qui l’invito che rivolgerà ai Capigruppo del Comune di Teramo e che estenderà anche al sindaco dell’Aquila e al suo consiglio: un consiglio comunale straordinario e congiunto, cui far seguire una commissione speciale permanente intercomunale, alla presenza dell’Assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì, "affinché quest’ultima venga a relazionare e ad assumersi le proprie responsabilità, consentendo di analizzare a fondo la questione e trovare una soluzione consona al problema".
Mano tesa dunue all’Aquila, "per difendere insieme l’asse territoriale che è stato maggiormente colpito dal terremoto, mettendo in campo azioni e strategie che favoriscano un reciproco e franco arricchimento, anziché arroccarci in rivendicazioni che portano unicamente ad allontanarci dal reale obiettivo che intendiamo raggiungere – dice il sindaco di Teramo, che ha sentito il ministro della Salute, Roberto Speranza, disponibile a venir incontro alle necessità del territorio teramano -". Per D’Alberto vanno rivisti i criteri del ddl Lorenzin, "affinché sul nostro territorio resti un Ospedale, DEA di II livello. Una scelta resa ancora più necessaria anche dalla conseguenze dell’emergenza terremoto".
Di Timoteo: "L’ospedale resti dov’è". Sul problema del nuovo ospedale è intervenuta anche la consigliere comunale di ‘Podemos’, Francesca Chiara Di Timoteo: "Ripensando alla proposta di delibera programmatica e di indirizzo del Consiglio comunale nel 2017 nel quale ero presente dove si ribadiva ‘la volontà e l’opportunità di realizzare un Ospedale di grandi dimensioni ubicato nella città di Teramo’, e nella quale si proponevano anche diverse aree fuori dal contesto urbano senza però nessuna alcuna decisione definitiva – dice la consigliera -, ritengo ad oggi insieme ad altri, che già si sono espressi, che il nuovo Ospedale non debba essere delocalizzato ma resti nella sua sede storica di Villa Mosca. Auspico quindi che si avvii una seria ed organica valutazione di fattibilità sull’esistente con interventi mirati alla sicurezza e all’efficienza delle funzioni che è chiamato a svolgere. Non impoveriamo ulteriormente la nostra Città, non consumiamo altro territorio, non lasciamo altre cattedrali perse nel deserto. Mi chiedo, e chiedo a chi di dovere, quale sarà il futuro del Mazzini? Quale la sua destinazione? Ed infine chiedo al primo cittadino, Gianguido D’Alberto, di prendere immediatamente una posizione chiara e decisa al riguardo perché é una di quelle questioni a cui non si può applicare la ‘Teoria del rimando’".