Arbitrato, primo round alla Ruzzo Reti. Corona: 'Paghi la maggioranza comunale". D'Alberto: "La causa va avanti"

TERAMO – L’arbitrato che vede contrapposti il Comune di Teramo e la Ruzzo Reti spa, dopo la prima pronuncia del collegio, che ha stabilito il pagamento delle spese processuali da parte dl Comune, prosegue sui media. C’è infatti chi, come Luca Corona, consigliere comunale dela lista ‘Oltre’, contesta al primo cittadino Gianguido D’Alberto, la responsabilità dell’esborso di denaro pubblico per una inziativa legale adottata in solitudine, essendo Teramo l’unico comune ad adire le vie legali contro il rinnovo della governance dell’acquedotto: "Propongo al sindaco di riunire la sua maggioranza – scrive Corona – affinché provveda alle spese del ‘capriccio’ contribuendo con 500 euro a testa e coprire così i 15.000 euro, evitando che sia la collettività a pagare". 

Il Collegio arbitrale ha stabilito preliminarmente che il Comune di Teramo dovrà rimborsare al presidente del Ruzzo Alessia Cognitti, al vice Alfredo Grotta e al consigliere Antonio Forlini le spese di giudizio per circa 15mila euro, primo passo in vista della prosecuzione della causa. La prima battaglia è andata cioè al Ruzzo, anche se il Comune di Teramo conta di vincere la guerra, almeno secondo la nota che ieri ha diffuso il Municipio: "L’attività del Comune è basata unicamente sulla tutela dell’interesse pubblico, visto che si è in presenza di una società partecipata, la quale deve rispondere alle norme che disciplinano l’azione degli enti pubblici. In ogni caso, il pronunciamento del collegio arbitrale non è definitivo ma semplicemente un lodo parziale, relativo ad un aspetto di una più ampia contestazione; l’organismo, infatti, non si è pronunciato nel merito e ha disposto che la causa proceda, riconoscendo implicitamente che ci sono ragioni per esaminare ed approfondire la vicenda".

Così il sindaco D’Alberto: "Non si tratta di un atto contro qualcuno. La nomina del CdA della Ruzzo non risponde a due criteri: il primo connesso alle disposizioni dello Statuto, il secondo di autentica natura politica, non rinviabile o procrastinabile. Abbiamo posto la questione anche in termini giuridici perché riteniamo necessaria una innovativa direzione, capace di invertire la rotta e assicurare una gestione positiva di una delle aziende più importanti del territorio, che ha il compito di tutelare e garantire un bene primario per i cittadini, quale è appunto l’acqua”.