Teramo rivendica il suo 'cittadino' neolitico. E via Raneiro diventa già mèta di visitatori

TERAMO – Domattina in via Raneiro riprenderanno i lavori della Sovrintendenza per il recupero dello scheletro umano risalente al Neolitico, rinvenuto durante i lavori di posa della fibra di Open Fiber, e ci sarà anche un sopralluogo dell’assessore comunale alla cultura, Andrea Core. Il reperto ancora non parte con destinazione Chieti, al laboratorio di restauro delle Belle Arti, che già la comunità teramana si affanna nel rivendicarne la proprietà e un ritorno a ‘casa’ al più presto. L’obiettivo di ottenerne il rientro a Teramo una volta completati gli esami e la datazione, è confermato anche dall’assessore Core. Ma al momento, sia la chiusura per inagibilità del Museo civico quanto l’indisponibilità di un luogo idoneo in città dove ospitare un reperto così antico e delicato, non fanno intravedere la possibilità di un sicuro e immediato ritorno.
"Il rinvenimento della sepoltura del Neolitico, se le analisi confermeranno questa previsione, è novità straordinaria per la nostra città e occasione da prendere al volo – ha commentato ieri l’assessore alla cultura Core – Questo ci dà la possibilità, come amministrazione comunale, a puntare decisamente sull’obiettivo di recuperare alla fruizione i tesori archeologici di questa città. Proprio in questi giorni, infatti, l’avvio dei lavori di messa in sicurezza del Museo archeologico di via Delfico ci permetterà di fare il punto su due soluzioni: da un lato valutare con l’impresa quando e quali porzioni del museo potremo riaprire al pubblico. Dall’altro, d’accordo con la Sovrintendenza, individuare punti alternativi della nostra città dove trasferire temporaneamente i nostri tesoti archeologici in modo da poterli esporli di nuovo al pubblico in attesa del pieno recupero del Museo".
Nell’ambito di questa programmazione, secondo Core, si può inserire l’esposizione dello scheletro di via Raneiro: "Chiederemo alla Sovrintendenza in quali tempi potranno essere svolti gli interventi necessari sul reperto, sia di studio che di recupero. Poi chiederemo di poter valorizzare il reperto e farne un elemento identitario della città e dei suoi tesori archeologici. Il prossimo bando per l’affidamento dei servizi museali ci permetterà di tornare a rendere questa la città dei tesori archeologici con la riapertura di tutti i siti".
L’ipotesi di una esposizione dello scheletro – che lo stesso funzionario archeologo responsabile della Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Vincenzo Torrieri, ha senza esitazione fatto risalire al V Millennio a.C. – nel Museo di via Delfico, potrebbe però non trovare la condivisione della stessa Sovrintendenza, forse per la carenza di idoneità ambientale, per umidità e clima. Serve però ricordare che un’altra sepoltura, databile anch’essa al Neolitico, rinvenuta a Ripoli di Corropoli, la famosa ‘Donna con cane’, è conservata proprio al Museo teramano. C’è anche chi suggerisce, e chiederà al sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, di lavorare alla possibilità di riposizionare lo scheletro nel luogo dove è stato ritrovato, protettto come necessario e reso visibile con una valorizzazione sull’esempio del Mosaico del Leone a Sant’Anna: sarebbe un modo per impreziosire l’area di via Capuani e del centro storico con un reperto di valore inestimabile sotto il profilo culturale, a tutto vantaggio di un rilancio dell’immagine turistica della città di Teramo.