Vendevano cocaina e investivano in immobili. Decapitato clan degli albanesi

Otto ordinanze in mano alla squadra mobile: all’appello mancano tre indagati. Una rivendita di auto la copertura

TERAMO – Sono otto in totale, cinque delle quali eseguite, le ordinanze di custodia cautelare in carcere (una agli arresti domiciliari), emesse dal gip della Sezione tribunale del riesame dell’Aquila, con cui la squadra mobile di Teramo ha smantellato una organizzazione tutta balcanica che aveva sede operativa a Villa Rosa di Martinsicuro e da cui gestiva il rifornimento di cocaina sull’intera costa teramana e sambenedettese.

A fornire loro una solida copertura, smascherata dopo mesi di indagini, era una rivendita di autoveicoli.

L’indagine degli uomini del vicequestore aggiunto Roberta Cicchetti era scattata nel marzo del 2017 e per quasi un anno, ha permesso di ricostruire la scala gerarchica dell’organizzazione al vertice della quale c’era C.L., 36enne noto per i suo metodi violenti con cui si imponeva su collaboratori e pusher, che venivano anche picchiati quando non si attenevano strettamente alle istruzioni impartite, soprattutto sui metodi di incasso del denaro proveniente dalla vendita dello stupefacente.

Lui è finito in cella, mentre mancano all’appello i suoi due più stretti collaboratori, probabilmente rifugiatisi all’estero.

All’unico italiano coinvolto nel gruppo (C.L., 46 anni, l’unico a godere del beneficio dei domiciliari) era affidato il ruolo di cassiere e di consigliere sugli investimenti immobiliari da fare in Albania e in Italia con i proventi del traffico. A lui è cointestata la rivendita di autoveicoli, copertura per il malaffare, funzionale a dissimulare l’attività illecita attraverso un’apparente attività commerciale produttiva di piccolo reddito.

Ai restati quattro albanesi (tutti di età compresa tra i 29 e 36 anni), uno dei quali irrintracciabile, spettavano compiti di vendita al dettaglio della cocaina e, di rado, anche di marijuana: l’organizzazione li supportava in tutto, fornendo loro schede telefoniche, autovetture, alloggi e, nel caso, anche la necessaria copertura legale in caso di arresto.

Gli agenti della squadra mobile, coordinati dalla magistratura aquilana competente per materia, stanno approfondendo anche la ‘vita’ di una pistola semiautomatica clandestina, rinvenuta nel corso di una perquisizione in casa di un pusher, assieme a 15 cartucce.

Secondo gli investigatori, la mole di stupefacente gestita dal clan è risultata ingente, in considerazione delle somme di denaro ‘tracciate’ durante l’indagine: flusso di denaro che veniva utilizzato per acquistare case, negozi e capannoni, in particolare in Albania.