“I nostri bambini discriminati dall’esclusione dai tamponi”

La lettera a Regione, Comune e Asl delle famiglie dei piccoli della scuola dell’infanzia De Albentis: scuole chiuse ma niente test antigenici, “i più fragili penalizzati come cittadini di serie b”

TERAMO – L’esclusione delle scuole dell’infanzia dalla campagna di screening anti Covid con test rapidi riservata alle scuole ha fatto infuriare i genitori dei bambini che frequentano la materna De Albentiis di via del Baluardo. I quali hanno scritto alla Regione, al Comune ma anche alla Asl di Teramo per lamentare
una scelta che appare incomprensibile e discriminatoria“, appresa solo successivamente alla data di modifica del calendario scolastico proprio per favorire l’esecuzione dei test antigenici sui ragazzi.

I genitori sottolineano come proprio l’ambiente della scuola dell’infanzia, che ospita bimbi di fascia di età tra i 3 e i 5 anni, siano quelli maggiormente esposti, “non utilizzano dispositivi di protezione individuali“; ai quali per via dell’età “non è possibile imporre il distanziamento personale né evitare contatti stretti nell’ambiente scolastico con insegnanti e collaboratori che si occupano di loro per svariate ore al giorno“. 

E’ inspiegabile, a detta loro, che in questo caso, come accade invece in una società equa, non “si tutelano prima i più fragili, i più esposti e indifesi, proprio come il nostro Paese ha scelto di fare avviando a suo tempo la campagna vaccinale? Oppure dobbiamo pensare, come purtroppo spesso accade nella nostra società, che i bambini e le bambine sono parte marginale e secondaria nelle agende politiche? E se lo screening per questa fascia di età non è contemplato, perché le scuole dell’infanzia sono rimaste chiuse il 7 e 8 gennaio come le altre? Questo appare lesivo del diritto all’istruzione dei nostri figli. Nella scuola dell’infanzia, lo ricordiamo per i meno avvezzi, non è possibile svolgere la Dad. Nella scuola dell’infanzia ci sono bambine e bambini fragili; insegnanti fragili; collaboratori fragili. Soggetti a rischio o che convivono con famigliari a rischio. Un focolaio, come in passato accaduto purtroppo in molte strutture, può sorgere anche in una scuola dell’infanzia“. 

Le famiglie dei bambini e delle bambine della scuola De Albentiis si dicono “feriti dalla scelta adottata, che neppure la scarsità di tamponi a disposizione può giustificare“, feriti come genitori e come cittadini. “Molte famiglie, come troppo spesso accade – dicono i genitori -, si organizzeranno in modo autonomo ricorrendo ai tamponi a pagamento per poter tutelare la comunità scolastica nella quale il 10 gennaio i figli rientreranno. Ma di nuovo si consumerà una discriminazione. Di nuovo ci saranno piccoli cittadini relegati a cittadini di serie b”.

Confidare, come fanno loro, in una marcia indietro dei governanti su questo aspetto, è giusto e plausibile ma, aggiungiamo noi, siamo sicuri che difficilmente questo avverrà, creando sì una penalizzazione non solo ad alcuni bambine e bambini, o alcune scuole, ma l’intera collettività.