Asilo Colleatterrato, la procura ha firmato la richiesta di processo per dipendenti comunali e imprenditori

La vicenda è nota e nasce dalla revoca dell’appalto da parte della nuova amministrazione comunale. L’accusa è di aver assegnato senza gara ulteriori lavori per 456mila euro. Coinvolti il dirigente, un ex collega e un tecnico

TERAMO – Arriva a conclusione l’iter delle indagini preliminari delle indagini (leggi qui) svolte dalla procura di Teramo sull’appalto (poi revocato dal Comune) alla scuola dell’infanzia di Colleatterrato, il pubblico ministero Stefano Giovagnoni ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei rappresentanti legali dei rappresentanti legali delle due aziende che formavano l’ATI che si era aggiudicata i lavori e tre dipendenti comunali: un dirigente, un tecnico ed un ex dirigente. Si tratta, oltre ai titolari delle due imprese dell’Ati, Ennio Abbatescianni (Linea Informatica Srl) Remo Di Carlo (Sife Srl), anche del direttore dei lavori, l’architetto Stefano Mariotti e i dirigenti comunali Remo Bernardi, responsabile dell’area 6 Lavori pubblici e manutenzione e Gianni Cimini, responsabile dell’area 7 Ricostruzione, pianificazione sostenibile e rigenerazione della città e all’epoca dei fatti (e in questa veste indagato) responsabile unico del procedimento.

Le contestazioni sono abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti e truffa in danno dello Stato. Lo ha reso noto la Finanza che attraverso il Nucleo di polizia economico-finanziaria di Teramo, dirette dal colonnello Alessandro Giacovelli, avrebbe accertato anomalie nella gestione della gara di appalto.

L’aggiudicazione del II° lotto di lavori sarebbe stata infatti assegnata sempre alla stessa associazione temporanea di imprese senza che fosse indetta una nuova gara pubblica. In questo modo, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale per le due società per un valore complessivo di circa 456mila euro.

Inoltre, la costituzione dell’associazione temporanea di impresa da parte dei due imprenditori, sarebbe avvenuta “esclusivamente e strumentalmente allo scopo di garantire il cumulo dei requisiti speciali di qualificazione richiesti proprio dalla gara di appalto, generando, di fatto, una turbativa d’asta”.